Nel contratto di governo tra M5S e Lega, c’è un punto dedicato alle pensioni con il superamento della Legge Fornero e l’introduzione della quota 100.
“Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti”, così è scritto nel programma siglato dalle due forze di maggioranza.
Il contratto di governo prevede anche Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione con 41 anni e mezzo di contributi. Questa opzione è indipendente dall’età del lavoratore, e prevede un massimo di 2-3 anni di contributi accreditati nonostante un periodo di interruzione o riduzione dell’attività lavorativa.
Sarebbero tantissimi nella scuola a lasciare il lavoro con diversi anni di anticipo rispetto a quelli previsti dalla riforma Fornero e aggravati dalle aspettative di vita crescenti.
Per intenderci, un docente di scuola primaria che ha iniziato a sottoscrivere supplenze annuali attorno ai 27 anni di età, si ritroverebbe le porte della pensione spalancate attorno ai 62 anni. Nel caso degli insegnanti laureati, anche prima, visto che avrebbero anche la possibilità di far figurare come contributi utili anche gli anni degli studi accademici. Non prima dei 60 anni, comunque, perché è pressoché probabile che si introduca anche questa soglia di età anagrafica minima.
Uscite importanti, con le quali si potrebbe creare lo spazio per sostanziose immissioni in ruolo nell’immediato futuro.
fonte Italia Oggi
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