Pensioni, Quota 100 e 41 anni di contributi sì ma con vincoli: donne e precari danneggiati

Comincia a delinearsi la struttura della contro-riforma Fornero: il via libera a quota 100, infatti, si confermerebbe con il vincolo dei 64 anni. Allo stesso modo, si conferma anche l’uscita con 41 anni e mezzo di contributi, ma escludendo dal computo i contributi figurativi oppure includendo al massimo due o tre anni.

A rivelarlo sono le agenzie di stampa, secondo le quali un dossier sulla “riforma delle pensioni allo studio del Governo Lega Cinquestelle” sarebbe già “sul tavolo del Governo Conte. Ora, assieme al fatto che “potrebbe avvantaggiare soprattutto i lavoratori più ‘forti’, come gli uomini residenti al Nord e con impieghi più stabili”, l’aspetto più inaspettato riguarda la possibilità di “portare ad un’uscita più lontana nel tempo le donne e coloro che hanno avuto lunghi periodi di disoccupazione e cassa integrazione”.

I vincoli

Ma non solo: non raccogliendo gli appelli fatti nei giorni scorsi da più esponenti del passato Governo, l’Ansa anticipa che secondo le “prime indiscrezioni, in attesa che i progetti siano definiti nei dettagli, sembrerebbe possa essere accantonata l’esperienza dell’Ape social ma anche la pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica prevista ora per i lavoratori precoci impegnati in attività gravose o per quelli e che pur contando su questo numero di anni di contributi ora sono disoccupati”.

In pratica si lavora a un’ipotesi di quota 100 con almeno 64 anni di età (e quindi almeno 36 di contributi).

Fornero: così ci perdono le donne, i lavoratori precoci e chi fa lavori gravosi

Intanto, continua a parlare l’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero, autrice a fine 2011 della riforma della previdenza che porta il suo nome: stavolta, l’ex ministra ha detto che quello che si sta delineando contiene delle  modifiche “lontane dalle promesse fatte” ma comunque “scarsamente responsabili” perché non tengono conto del quadro demografico e continuano a spostare risorse sulla popolazione anziana invece di investire su quella giovane, che ha maggiormente sofferto gli effetti della crisi.

“Anzitutto, quello che leggo – afferma in un colloquio sempre con l’Ansa – non è quello che hanno promesso. Se fossi un elettore di Salvini gli chiederei di fare quello che si è impegnato a fare come primo provvedimento, cioè cancellare la riforma Fornero. La cifra che hanno stanziato (cinque miliardi), molto inferiore a quella che servirebbe per la cancellazione, è comunque una cifra alta per le finanze italiane”.

“Può forse bastare a introdurre “quota 100” con un’età minima di 64 anni mentre molte altre risorse sarebbero necessarie se si volesse ripristinare la pensione di anzianità, e pertanto consentire il pensionamento con 41 anni (e mezzo) di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. In questa proposta – avverte – sono poco considerate le donne, i lavoratori precoci e quelli che fanno i lavori gravosi”.

“Sarebbe meglio che queste risorse fossero impiegate nel miglioramento delle prospettive di lavoro dei giovani”, conclude Fornero.

Salvini (Lega): nessun carteggio

Non vuole invece sentire parlare di ‘carteggi’ sulla riforma delle pensioni già predisposti il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Rispondendo ai cronisti in Transatlantico sull’ipotesi di un carteggio con il capo politico dei cinquestelle per la revisione della legge Fornero, il leader del Carroggio ha replicato così: “Non ho fatto carteggi, c’è solo quello che c’è scritto nel contratto di governo. Ho carteggi su tutto ma non con Di Maio”. Insomma, le ipotesi sulla riforma pensionistica sarebbero tutte ancora plausibili.

Alessandro Giuliani

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