Il fine di uno Stato sussidiario è quello di sostenere le articolazioni sociali e, con esse, i cittadini nelle loro disponibilità e capacità di sviluppare iniziative proprie, utili al miglioramento delle loro prestazioni professionali In questo modo lo Stato non solo deve sostenere l’autonomia delle persone e della società civile, ma deve anche limitare in modo significativo le proprie competenze decisionali. Quindi ne consegue che il principio di sussidiarietà é incompatibile con uno Stato centralistico e autoritario.
Seguendo questi ragionamenti, gli ultimi avvenimenti che vedono in prima linea il Presidente del Consiglio nella ricerca di adeguati finanziamenti alle scuole non statali, secondo il parere dell’AGeSC (Associazione Genitori Scuole Cattoliche), hanno una loro logica di sussidiarietà.
A tal proposito l’AGeSC riconosce l’importanza strategica dell’investimento nel capitale umano e, in particolare, nel settore della scuola paritaria e auspica che questi finanziamenti siano in grado di arginare la situazione di crisi economica in cui si trovano molte scuole cattoliche. Meno entusiastiche sono le posizioni di chi difende la scuola pubblica, vittima indiscussa di una serie incessante di tagli indiscriminati.
Al di fuori della contrapposizione scuola pubblica o privata, ci sono dei paletti fissi da cui non si può prescindere.
Infatti, l’ampliamento dell’offerta formativa, l’ammodernamento dei curricula, la prospettiva dell’integrazione tra i diversi sistemi (istruzione, formazione, lavoro, vita sociale), la definizione di un sistema di certificazione delle competenze valido a livello nazionale, la trasparenza di tutte le certificazioni, il riconoscimento dei crediti, sono tutte innovazioni di un ampio processo di ristrutturazione del sistema scuola, programmato all’insegna del decentramento amministrativo e dell’ innalzamento dei tassi di partecipazione alle attività di formazione nella prospettiva della life-long-learning.
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