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Periti industriali, soddisfatti ma non troppo: in tanti puntano alla laurea

Fermarsi al diploma? In tanti lo fanno ma, se si hanno le possibilità, arrivare alla laurea conviene sempre. È il dato che emerge dagli esiti della ricerca che Almalaurea (il Consorzio interuniversitario per favorire e monitorare l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro) ha realizzato in occasione dell’assise straordinaria dei periti industriali, in corso a Roma, che è stata presentata il 14 novembre, nella seconda giornata dell’evento.

Molti periti industriali si dicono decisi ad ‘Andare oltre’ (come recita il titolo del loro congresso) anche nello studio, poiché se 9 professionisti su 10 si dicono “soddisfatti” di aver scelto tale attività, il 15% punta ad un innalzamento ulteriore del titolo conseguito.

A fronte di una alta percentuale di professionisti che si iscrive all’albo con un diploma di scuola superiore, infatti, c’è una parte crescente di soggetti orientata verso una maggior qualificazione professionale, a cui aderiscono 65 atenei (altri lo stanno facendo in tutta la Lombardia, a Pisa e a Palermo). Si tratta, per ora, di circa l’80% del complesso dei laureati italiani; l’identikit emerso dall’indagine è che il professionista perito industriale è nel 92% dei casi di sesso maschile, ha un’età media di 46 anni, è occupato per oltre il 90% dei casi e, soprattutto, si dice pienamente soddisfatto dell’attività professionale scelta.

Ma il dato che salta di più agli occhi è l’aspirazione ad un’elevazione del titolo di studio: sebbene si tratti di professionisti che per oltre il 95% dei casi si sono iscritti all’albo con il diploma della scuola tecnica superiore, c’è, infatti, una percentuale che cresce sempre di più e prossima al 15% di coloro che negli anni successivi all’iscrizione ha deciso di acquisire un diploma di laurea triennale. 

Alessandro Giuliani

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