Dopo l’insegnante di Caltanissetta entrata in ruolo a distanza di 37 anni dalla prima supplenza, un caso simile, forse ancora più paradossale, diventa motivo di discussione sull’efficienza del reclutamento del personale scolastico.
Stavolta si tratta di un insegnante 60enne della scuola primaria residente a Pistoia, andata in pensione un anno fa senza essere mai entrata in ruolo dopo 35 anni di supplenze. In questo caso al danno, di non essersi goduta nemmeno un anno di stipendio adeguato all’anzianità realizzata, si è aggiunta la beffa: qualche giorno fa, a fine agosto, l’Ufficio scolastico ha infatti convocato la donna, L.G., per farle sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato sulla base della graduatoria in cui era stata collocata dieci anni dopo il superamento del concorso ordinario di abilitazione all’insegnamento.
Non solo, nella raccomandata era specificato che si sarebbe dovuta presentare presso gli uffici dell’organo periferico ministeriale 48 ore prima. “Ho passato una vita con gli studenti – ha detto l’ex maestra ad un quotidiano toscano – Nel ’99, quando insegnavo da più di vent’anni, ho fatto il concorso e sono risultata vincitrice, ma poi non mi hanno mai chiamato. L’anno scorso sono andata in pensione con 35 anni di servizio, ormai non ci speravo più“.
La donna sostiene anche che se avesse ricevuto in tempo la raccomandata non avrebbe esitato a tornare dietro la cattedra: “sono amareggiata, sarei tornata a insegnare. La legge dice che lo posso fare. Non presentandomi – conclude – ho perso il diritto di chiedere l’assegnazione nella mia città di residenza. Per questo ho deciso di fare ricorso“. Insomma, per i dipendenti della scuola, anche se andati in pensione, le sorprese non finiscono mai.
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