Occorre ritornare al ruolo e alla funzione della scuola che è principalmente educativa. Le conoscenze possono diventare competenze. Non è vero sempre il contrario.
Così commenta Pino Turi, leader Uil Scuola, i dati emessi il 26 aprile da Eurostat sul basso numero di titoli di studio superiori acquisiti in Italia (peggio di noi fa solo la Romania), e l’ancora alto numero di abbandoni dei banchi.
Il riferimento del sindacalista è, evidentemente, alla riforma della Buona Scuola, che tanto ha investito nell’alternanza scuola-lavoro, ma non avrebbe recuperato quel tempo scuola tagliato dall’ultimo esecutivo di Silvio Berlusconi e soprattutto attuato adeguati investimenti per valorizzare i docenti, né all’orientamento scolastico.
“La lettura dei dati Eurostat – dice il segretario generale del sindacato Confederale – fa emergere una notizia buona ed una cattiva: il sistema scolastico italiano è solido e funziona. Dal 2002 ad oggi sono raddoppiati coloro che hanno acquisito un titolo di istruzione superiore, dal 13,1 al 26,2.
Quindi la nostra scuola ha svolto, e bene, il suo ruolo. La cattiva notizia è data dal numero di laureati ancora troppo pochi: il 26,2 %, rispetto alla media europea del 39,1″.
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“Entrambe le informazioni statistiche – continua Turi – ci riportano alla riforma del Governo sulla scuola, che semmai fosse ancora necessario, dimostra di aver bisogno di un ripensamento radicale.
I 12,9 punti di differenza tra noi e la media europea sono davvero troppi e fanno pensare che sulla buona scuola bisognerà ritornare”.Secondo il sindacalista, bisognerebbe “combattere l’ignoranza e costruire lo spirito critico: questo dovrebbe essere il compito di un sistema di istruzione che forma cittadini del mondo. Ancora una volta servirebbe uscire dalle strettoie di una legge nata un po’ per risparmiare e un po’ per rispondere alle logiche del mercato”.
“Il compito del sistema di istruzione non deve essere legato esclusivamente alla ricerca di un posto di lavoro, ma quello di fare studiare i ragazzi, dare senso alle loro aspirazioni e perché no anche farli sognare, portarli alla laurea. Ne va del futuro del paese”, conclude Turi.
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