Come scrive il giornale on-line contropiano.org, lo scorso 4 agosto, durante le proteste di centinaia di insegnati partenopei contro l’austerità degli effetti pratici della 107, la polizia di stato avrebbe usato la mano pesante con i docenti che stavano pacificamente e civilmente manifestando.
Così riporta i fatti il quotidiano on-line: “dopo la presa per i fondelli (ad opera del Ministero dell’istruzione) le cariche della polizia. A Napoli, in piazza Plebiscito stavano manifestando i docenti coinvolti nel caos totale provocato da un ‘algoritmo impazzito’ utilizzato per decidere i trasferimenti degli insegnanti. La polizia ad un certo punto ha indossato i caschi, come in assetto anti sommossa, e ci ha messo le mani addosso, hanno anche denunciato alcuni professori. Lo zelo poliziesco è in questo caso rivelatore della considerazione in cui questo Stato tiene i suoi diversi dipendenti: le forze dell’ordine e i militari sono l’unico comparto in cui, negli ultimi sette anni, il blocco contrattuale sia stato sistematicamente aggirato (sono fuori anche dalle regole pensionistiche introdotte dalla ‘legge Fornero’, d’altro canto). Quindi c’è un non so che di riconoscenza particolarmente odiosa in una carica di poliziotti contro degli insegnanti (ormai con stipendi inferiori a quelli dei loro manganellatori). Nonostante la canicola agostana, oltre 200 deportati si erano radunati davanti alla Prefettura – il rappresentante del governo in città – per protestare contro trasferimenti a centinaia di chilometri di distanza (in genere al Nord), nonostante punteggi elevati che avrebbero dovuto garantire destinazioni più abbordabili per docenti con dieci o quindici anni di attività alle spalle, quindi già avanti con gli anni (nessuno sale più in cattedra prima dei 30 anni di età, ormai) e con famiglie sulle spalle. Protesta identica si è svolta anche a Palermo. Del resto, la quasi totalità degli insegnanti deportati d’autorità è originario del mezzogiorno”.
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