Lo Snadir oggi 28 luglio 2021 davanti al Ministero dell’Istruzione porta nuovamente all’attenzione della politica le storie dei precari che insegnano religione.
Al centro della protesta la richiesta di stabilizzazione lavorativa di circa 15.000 docenti di religione precari, storie fortemente segnate dall’indeterminatezza e dalla precarietà.
Sono condizioni di vita che, a volte, accompagnano l’intera esistenza di tanti docenti che arrivano alla pensione senza mai aver trovato un loro riscatto professionale. A tutto ciò, purtroppo, spesso si accompagna la malattia che rende le situazioni addirittura drammatiche, in quanto determina una riduzione dello stipendio e il rischio del mancato rinnovo del contratto nell’anno scolastico successivo. Così il comunicato del gruppo Snadir che rilancia l’iniziativa del 28 luglio a Roma.
Orazio Ruscica, segretario generale del sindacato Snadir, intervistato dal nostro direttore Alessandro Giuliani, sul tema del precariato aveva già chiarito: vi sono “diversi docenti di Religione andati in pensione da precari, anche con trent’anni di servizio”. Questo dimostra, continua Ruscica, “che la quota del 30% dei precari di Religione”, prevista dall’accordo con la Cei, è “da eliminare. Non è possibile mantenerla. Vogliamo che vengano assunti in ruolo come tutti i docenti della scuola italiana”.
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