Il 25 giugno 1678 per la prima volta al mondo (o almeno nel nostro mondo) si laureava una donna: Elena Lucrezia Cornaro Piscopia.
Quinta di sette fratelli, figlia di un potente nobile veneziano e di una donna di umilissime origini, mostrò fin da piccola interesse per gli studi e il padre fece di tutto per darle un’erudizione degna dei più nobili salotti. A contatto con grandi studiosi del suo tempo, fra i quali anche diversi gesuiti, la giovane Elena ebbe così modo di studiare non soltanto teologia e filosofia, ma anche latino, greco, ebraico e spagnolo. Famosa fra gli studiosi, fu accolta nell’Accademia dei Ricoverati a Padova, in quella degli infecondi a Roma e via via in molte altre. La sua fama attraversò i confini nazionali ed Elena potè tenere una disputa pubblica filosofica in greco e latino a Venezia.
Il padre chiese così che lo Studio padovano concedesse una laurea in teologia alla figlia, proposta che vide la ferma opposizione da parte del cancelliere dell’Università, il cardinale Gregorio Barbarigo, convinto che ciò avrebbe messo in ridicolo la città. L’insistenza del padre, ma anche il valore di Elena, riuscirono però a portare a un compromesso: una laurea in filosofia. E così il 25 giugno 1678 Elena, davanti a un pubblico enorme di curiosi, divenne la prima donna laureata (anche se la disputa è aperta e non mancano che studi che rivendicano l’esistenza di altre donne che in precedenza ottennero questo titolo).
Si trasferì a Padova, anche se le fu negato qualunque incarico di insegnamento, proprio perché donna, ma la sua salute iniziò a peggiorare rapidamente. Morì infatti a soli 38 anni, nel 1684 a causa di una gangrena, chiedendo, almeno sembra, di distruggere tutte le sue carte manoscritte.
Per la prima docente universitaria donna bisognerà attendere ancora diversi decenni e precisamente il 1732, quando la bolognese filosofessa, Laura Bassi, ottenne la docenza in filosofia presso l’Università di Bologna.
Elena e Laura, che pure avrebbero meritato molto di più, ebbero modo di mettere in luce le loro doti intellettuali e la loro tenacia, più per ragioni contingenti ed estemporanee che non per una reale cambiamento sociale o accademico. Il loro impegno ebbe però il merito di mostrare che con l’impegno, la tenacia e lo studio si sarebbe potuto dar vita a un cambiamento senza precedenti. E se oggi, per fortuna, la situazione è diversa, la strada da percorrere è ancora lunga e loro storia rimane un esempio adamantino da seguire.
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