”La pubblica amministrazione potrà essere un driver del cambiamento radicale del Paese, un cambiamento prima di tutto culturale a partire dalle scuole, non tanto tecnologico”.
”Oggi -ha aggiunto- abbiamo una grande opportunità di ripensare il modo di gestire lo Stato perchè lo Stato è il vero driver di questa operazione. Pur in un momento di risorse ridotte una ingegnerizzazione di queste risolse può avviare il processo. Il vero investimento è sulla scuola, perchè è un cambiamento più culturale che tecnologico e sbaglieremmo se pensassimo che tutto sia risolvibile con la tecnologia. La PA ha al suo interno due elementi centrali, la scuola e i servizi ai cittadini. La grande rivoluzione sarà quella che il cittadino non andrà più al servizio ma sarà il servizio ad andare al cittadino. E’ chiaro che è un processo culturale ed ecco il tema scuola.
Gli studenti che in Italia sono circa dieci milioni, oltre ad essere gli attori in primis di una generazione che è stata alfabetizzata dal punto di vista digitale, sono i migliori ambasciatori rispetto a una comunità delle loro famiglie e possono trasferire questa cultura. Inoltre gli studenti possono avviare progetti in classe come ad esempio il progetto ‘insegnare ai nonni’ o alle persone più anziane”. Per quanto riguarda le risorse disponibili, il ministro Profumo ha concluso: ”Nella PA è necessario inserire nuovi profili che non sono quelli tradizionali ma statisti, matematici, fisici, ingeneri e un po’ meno giuristi. E’ sempre un problema culturale”.
Mancano, aggiungiamo noi, nella sua lista gli artisti, i poeti, gli scrittori e gli insegnanti.
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