Categorie: Politica scolastica

Quando le parole nascondono l’inganno

In questi giorni si stanno svolgendo le procedure per l’attribuzione dei permessi di studio ai docenti che dovranno frequentare corsi universitari professionalizzanti e qualificanti, in molti casi necessari al miglioramento della loro posizione lavorativa. I permessi di studio, le cui modalità e tempi di assegnazione sono stabiliti su base regionale, sono un diritto che appartiene a tutti i lavoratori, ma anche per questo esistono docenti di serie “A” e di serie “B”, almeno stando alle disposizioni che gli uffici scolastici regionali stanno stabilendo.

Saranno infatti accordati permessi, quindi il riconosciuto del diritto allo studio, soltanto a coloro i quali hanno un contratto a tempo indeterminato, e tra i docenti precari, solo a coloro che hanno contratti fino al 31 agosto o al 30 giugno. Sono esclusi quindi tutti gli altri, con la solita tiritera, per altro ripresa dal Ministro Giannini e dal Primo Ministro, delle supplenze brevi e saltuarie, locuzione che mistifica in mala fede la realtà, e che non fa che ricreare discriminazioni tra personale scolastico in servizio, con contratti, mansioni, obblighi, responsabilità, esattamente identiche.

Se un incarico è assunto da settembre fino alla fine delle attività didattiche, intorno la metà del mese di giugno, si tratta di una “supplenza breve e saltuaria”? E se magari lo stesso contratto è prorogato fino alla riunione plenaria conclusiva degli esami di fine primo ciclo, quasi sempre tra il 25 e il 30 giugno? Secondo la burocrazia sì, trattasi sempre di supplenza breve e saltuaria, incredibile, ma vero.

E anche vergognoso. Insomma, una prassi che vede ancora una volta umiliati e sfruttati migliaia di docenti che, pur garantendo il regolare svolgimento del servizio scolastico per l’intero anno, non possono neanche rispondere alle richieste del MIUR di qualità e merito, arricchendo la loro professionalità con la formazione progressiva e continua. Vincolati dai contratti, quindi, i supplenti annuali con contratti/imbroglio, che non rispecchiano la loro presenza strutturale nel sistema scolastico, dovranno arrampicarsi sugli specchi perché le scuole, vincolate degli USR, non potranno loro assegnare ore di permesso indispensabili per la frequenza di corsi universitari e per sostenere esami.

Dall’anno scolastico scorso Adida ha denunciato questa disfunzione a seguito dell’attivazione dei PAS, senza ottenere risultati, nonostante dal MIUR fossero arrivate rassicurazioni a riguardo. La scusa, allora, fu che le regioni avevano “mano libera” sulla materia e che dipendeva dalla contrattazione regionale la scelta di escludere buona parte dei docenti. A distanza di un anno, ci siamo preoccupati in tempo utile di risollevare il problema, chiedendo incontri mai avvenuti, e le nostre denunce sono state ancora una volta ignorate.

Del resto non ci stupisce questo atteggiamento da parte del Ministero, trincerato dietro una propaganda che promette il disconoscimento di massa di migliaia di docenti iscritti nelle graduatorie d’istituto, fingendo di non sapere che tra questi vi sono aspiranti supplenti che non hanno mai insegnato e docenti con anni e anni di servizio alle dipendenze di quello stesso Ministero.

 

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