Andrà avanti il progetto di Bianchi di riformare il modello di reclutamento del personale docente?
E che fine farà la proposta di introdurre nello stato giuridico dei docenti elementi di sviluppo di carriera?
Sono domande che – in questo momento – si fanno in molti; per ora, però, non c’è ancora una risposta chiara.
Certamente il Ministro cercherà di andare avanti con il suo progetto anche per evitare che l’Unione europea consideri l’Italia inaffidabile e incapace di fare le riforme richieste.
Patrizio Bianchi dovrà però mettere in conto che avrà non pochi oppositori da tenere a bada.
Per il momento il PD, ma soprattutto il presidente Mario Draghi, sembrano decisi a sostenerlo, ma in politica la direzione del vento cambia anche molto in fretta.
Basterà ricordare cosa accadde una ventina di anni fa al ministro Luigi Berlinguer che certamente godeva del sostegno indiscusso del suo partito che però, dopo lo sciopero contro il “concorsone”, non si fece molti scrupoli a sostituirlo con Tullio De Mauro.
Questa volta, nel caso in cui i sindacati riuscissero a fermare le scuole prima della chiusura dell’anno scolastico, un cambio di Ministro sarebbe molto poco probabile dato che, ormai, sia arrivati quasi al termine della legislatura.
Una forte opposizione al progetto di Bianchi potrebbe però comportare il blocco del progetto o quanto meno un suo forte ridimensionamento.
Ma c’è un dato di cui tutti dovranno tenere conto: senza misure mirate, e urgenti, c’è il rischio che a settembre il numero delle cattedre scoperte schizzi al di sopra delle 200mila unità, con esiti facilmente prevedibili.
La soluzione più probabile potrebbe essere quindi quella di adottare un provvedimento tampone, di carattere temporaneo che serva ad aprire l’anno scolastico in condizioni non peggiori rispetto a quelle del 2021/22.
Per quanto riguarda il tema della carriera docente appare davvero difficile che il Ministro abbia la forza politica di imporre una riforma sulla quale i sindacati hanno già posto molti paletti e anche qualche veto.
Anche perché il tema della carriera si intreccia con aspetti di natura contrattuale e sarebbe davvero strano se – in piena trattativa per il rinnovo del contratto nazionale – il Governo decidesse di approvare norme di legge finalizzate a regolare materie che hanno risvolti contrattuali.
Le variabili in gioco, insomma, sono tante e tutte piuttosto complesse. Nei prossimi giorni capiremo meglio quale strada vorrà percorrere il Ministro.
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