Reclutamento

Riforma reclutamento. Il concorso non sarà più abilitante. Sciopero in arrivo il 6 maggio

Come ha già anticipato il nostro vice direttore Reginaldo Palermo, i sindacati sono sul piede di guerra per la prima bozza in circolazione del decreto reclutamento e minacciano lo sciopero già il 6 maggio prossimo.

Una questione di metodo, lamentano i sindacati, che accusano di decisionismo il numero uno di viale Trastevere; ma anche di merito: un decreto che crea confusione, secondo la CUB SUR, e che “come un ubriaco alla guida di un tir, rischia di portare la scuola a sbattere”.  

Una critica feroce all’indirizzo del ministro dell’Istruzione: “Egli non si cura del fatto che il suo governo ha imposto una procedura concorsuale semplificata e nozionistica, lui ne ha affidato la realizzazione a incompetenti i quali hanno farcito i quesiti di errori, di conseguenza si è fatto strage dei candidati e avviata l’ennesima stagione di ricorsi, alla fine non si coprirà nemmeno la metà dei posti disponibili messi a concorso”.

70.000 nuove assunzioni entro il 2024? “Tralasciamo il fatto che i precari oggi in servizio sono almeno 200.000 – argomenta il sindacato – e perciò le nuove immissioni in ruolo dovrebbero essere almeno il doppio di quanto promesso,” ma il dato più grave consisterebbe nel fatto che la proposta di reclutamento approvata dal Governo pare già presentare molte criticità. Le principali rilevate da Cub Sur:

  • eccessiva durata del percorso formativo definito da Laurea magistrale, formazione iniziale abilitante (60 CFU, in parte di tirocinio, equivalenti ad un anno di università), concorso pubblico, anno di prova, valutazione finale dell’anno di prova;
  • ammesso che si rispetti la cadenza annuale dei concorsi, fatto di cui non si ha memoria, i più fortunati arriveranno ad un lavoro stabile ben oltre i 28 anni di età;
  • il concorso non sarà più abilitante e anche il percorso di specializzazione varrà di meno rispetto al passato poiché prima si era inseriti nel doppio canale di reclutamento mentre ora si dovrà per forza sostenere il concorso;
  • non si dice nulla sul percorso per la scuola primaria cui si accede con titolo di studio abilitante di per sé;
  • non sono risolte le difficoltà di coordinamento tra necessità dell’istruzione e offerta formativa delle università che, nel tempo, hanno inceppato prima le SISS, poi i TFA e infine le FIT; 
  • non si pone fine al continuato e colpevole abuso dei contratti a termine, già sanzionato in sede europea.

Quali soluzioni?

Concorsi affidabili; assumere su tutti i posti liberi in organico di fatto e di diritto; reintrodurre il doppio canale; definire un piano di assunzioni straordinario per i precari storici; restituire dignità alla professione docente rinnovando il CCNL, scaduto da 3 anni, con significativi aumenti salariali in paga base.

Carla Virzì

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