Categorie: Riforme

Riforma Università, nel ‘Milleproroghe’ le modifiche chieste da Napolitano

Le revisioni agli articoli 4, 23 e 26 del testo di riforma dell’Università sarà attuata ed accolta nella versione definitiva del decreto ‘Milleproroghe’. La rassicurazione, sul veto mosso dal Colle, giunge direttamente dal ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, attraverso un’intervista pubblicata il 7 gennaio su uno dei più importanti quotidiani nazionali.
“Ci stiamo lavorando proprio in questi giorni, anche insieme al presidente Berlusconi – ha dichiarato Gelmini – . È bene ricordare che si tratta di dettagli tecnici che non incidono sulla sostanza della riforma”. Il Ministro ha spiegato che quella del decreto ‘Milleproroghe’ appare “la soluzione più opportuna che garantisce tempi veloci di approvazione. Naturalmente affronteremo la materia con i presidenti delle Camere”.
Il responsabile del Miur è anche convinto che la riforma non verrà ‘sgonfiata’ dalle difficoltà di approvazione dei circa 50 decreti attuativi da approvare. E nemmeno dai problemi in seno alla maggioranza parlamentare: “Durante le vacanze – ha spiegato Gelmini – il presidente Berlusconi ha lavorato bene al punto che ci sono 10-15 deputati in più tra quelli pronti a entrare nel gruppo di responsabilità e quelli che appoggeranno comunque il governo”, perciò “sono certa di poter contare anche in questa fase – dice – sul pieno sostegno della maggioranza. Mi auguro che anche l’opposizione voglia dare un contributo costruttivo alla definizione dei provvedimenti applicativi della riforma”.

Quello di vedere i partiti d’opposizione affiancare la maggioranza nel definire ed approvare i decreti attuativi appare un auspicio difficilmente realizzabile. Anche perché il ‘popolo’ anti-riforma appare tutt’altro che rassegnato. L’Andu, l’Associazione nazionale dei docenti universitari, ha dichiarato, ad esempio, che il Capo dello Stato avrebbe avuto tutte le ragioni per non promulgare il testo passato a larga maggioranza in Senato il 23 dicembre scorso: “nella sua lettera – scrive in una nota l’associazione, in prima linea contro la riforma universitaria, riferendosi alla missiva scritta da Napolitano al premier Berlusconi – il Presidente della Repubblica fa riferimento a diversi punti della legge sui quali sollecita un intervento `dopo’ la sua promulgazione; punti che invece avrebbero richiesto una correzione `prima’ della promulgazione stessa”.
Nella nota, l’Andu sottolinea che nel promulgare la legge, Napolitano “ha anche accompagnato la firma con una lettera ‘politica’, che entra abbondantemente nel merito del provvedimento. La numerosità dei punti di `criticità’ indicati nella lettera del presidente – continua l’associazione dei docenti accademici – fa risaltare ancora di più quelli non menzionati: il ruolo dell’Anvur e la composizione e i compiti dei Consigli di amministrazione degli atenei”.
L’associazione ritiene che “questi contenuti sono contrari alla Costituzione che garantisce l’autonomia dell’università e la libertà di ricerca e di insegnamento”. L’Andu si sofferma, inoltre, sul documento prodotto dal Capo dello Stato: “ricorda che `l’attuazione della legge è del resto demandata a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali’. Ma non è anche questo – sostiene l’Andu – un grave vizio di incostituzionalità? Infatti l’articolo 33 della Costituzione recita: `Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato’. Leggi – conclude l’organismo in difesa dei docenti – e non provvedimenti delegati!”.

Alessandro Giuliani

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