I media stanno focalizzando le problematiche scolastiche: non si curano dell’oscurità che avvolge il campo in cui nasce il problema.
La proposta governativa “La Buona Scuola” è letta paragrafo per paragrafo: il suo significato profondo non affiora.
Dedicate trenta secondi alla lettura di quanto segue: i responsabili dello stallo dell’istituzione scolastica appariranno nitidi.
Nel 1974 la legge ha introdotto una moderna struttura organizzativa per far fronte agli incessanti e imprevedibili mutamenti del mondo contemporaneo. Ha costituito un organismo, presieduto da un genitore, per “elaborare e adottare gli indirizzi generali” e orientare il sistema educativo locale. A tal fine predispone elenchi di competenze generali, traguardi che tutti gli insegnamenti devono perseguire, utilizzando la conoscenza strumentalmente.
I presidi non hanno gradito questa intromissione, l’hanno interpretata come un loro declassamento. Per difendere il loro prestigio, ricordando che la partecipazione si scoraggia quando nell’ambiente in cui si opera si compiono solo scelte insignificanti, non hanno mai convocato gli organismi collegiali su tematiche per loro vitali. I traguardi cui la gestione scolastica deve mirare non sono mai stati indicati. Hanno fatto spallucce quando nel 2009, definendo le responsabilità della dirigenza pubblica, è stata rafforzata la struttura decisionale del ’74.
Conclusione. In questi giorni si discute de “La Buona Scuola”: i presidi sono premiati.
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