Il rinvio della scadenza del 31 ottobre per l’adozione del piano triennale era nell’aria da qualche giorno ma nessuno pensava che il Ministero avrebbe spostato i termini di 2 mesi e mezzo.
Va subito detto che sul rinvio non si può che essere d’accordo in quanto approvare il Piano triennale entro il 31 ottobre sarebbe per la stragrande maggioranza delle scuole particolarmente complicato.
Ma quale motivazione è alla base della decisione del Ministro?
Certamente c’è la consapevolezza delle difficoltà in cui si trovano le scuole ma, probabilmente, c’è anche dell’altro.
Qualcuno (per esempio l’Anief) sta già parlando di riforma che scricchiola o che sta persino naufragando. Più concretamente e realisticamente a noi sembra che forse al Ministero sono riusciti finalmente a far comprendere al Ministro e ai suoi sottosegretari (soprattutto a Davide Faraone) che la politica può decidere molte cose ma non può dettare l’agenda di procedure che richiedono tempi e modi legati a regole amministrative consolidate.
Il rinvio potrebbe insomma rappresentare una sorta di vittoria dell’apparato burocratico di viale Trastevere nei confronti dei decisori politici che per parte loro non hanno certamente brillato per capacità di previsione quando hanno approvato la legge di riforma.
Il rinvio potrebbe però nascondere un altro problema; è possibile infatti che al Miur stiano prendendo atto di un dato che noi avevamo segnalato da tempo e che ormai è diventato molto chiaro: per assegnare l’organico aggiuntivo alle scuole non c’è affatto bisogno di esaminare con particolare cura le richieste delle scuole stesse in quanto la consistenza delle graduatorie delle diverse classi di concorso è la variabile principale (se non unica) di cui gli Uffici regionali devono tenere conto. A questo punto per la distribuzione delle risorse non c’è neppure bisogno di esaminare a fondo i piani triennali delle scuole. Con buona pace della sbandierata “funzionalità” degli organici ai progetti delle istituzioni scolastiche.
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