Alunni

Riparte il tototema. Ma alla base c’è l’idea della scopiazzatura

Orami è tradizione e fa parte del colore abbinato agli esami di Stato, che non si chiamano più di “maturità” ma che tutti continuano a chiamarli così. Forse perché questo termine, maturità, richiama vecchi turbamenti giovanili o nostalgie avventuriere. In ogni caso, cambiando il nome non variano certe abitudini e certi riti così radicati da entrare ormai nella normalità delle cose, nella tradizione della nostra scuola, come il tototema.

Perché conoscendo prima l’argomento si può andare col tema già pronto in tasca e copiarlo, senza sforzo alcuno. Ma come del resto si faceva nei concorsi pubblici, quando era prevista tale prova scritta, compresa quella per insegnare e per diventare preside.

La scopiazzatura in ogni caso fa parte integrande di ogni esame degno di questo nome e chi non si porta appresso il fogliettino a fisarmonica, o altro marchingegno idoneo, nascosto fra gli arnesi di  lavoro è per lo più considerato un fesso o comunque un presuntuoso o uno che non sa vivere o un avventuriero degli esami. Da parte di pochi riceve il rispetto dovuto, come del resto accade a chi non evade le tasse e paga fino all’ultimo euro il suo rapporto con lo Stato.

Perché copiare è come evadere le tasse: si vive sulla pelle degli altri, sul lavoro degli altri, sull’altrui sacrificio, ottenendo tuti i servizi senza colpo ferire; e senza colpo ferire si scavalcano, nelle scopiazzature, i sacrifici che altri fanno per conquistarsi la sufficienza e dunque la promozione.

Ma così è.

Ritornando al tototema di quest’anno, gli autori in odore di seduta spiritica potrebbero essere i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni o i 160 anni dalla nascita dGabriele D’Annunzio o i 100 anni dalla morte di Italo Calvino. 

Sempre presenti Italo Svevo, la cui opera principale “La coscienza di Zeno” compie 100 anni, Pirandello, Ungaretti e Primo Levi.

Vedremo chi il medium del ministero esumerà col tavolino a tre gambe

Pasquale Almirante

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