Ieri, 6 agosto, il quotidiano La Stampa si è concentrato sulla questione della retribuzione dei docenti supplenti, spesso tardiva. Sono moltissime le testimonianze di insegnanti le cui supplenze vengono pagate con mesi di ritardo, causando molti problemi.
Il problema non è neanche nuovo: “I ritardi rappresentano purtroppo un refrain annuale”, ha detto Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. “Supplenti pagati in ritardo. Una condizione grave a cui va data immediata risposta. A settembre verificheremo se le misure adottate saranno state efficaci”, ha scritto su Twitter Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola.
Il quotidiano ha anche intervistato un docente che vive questa situazione di incertezza e precarietà in prima persona, un insegnante di sostegno 37enne. Ecco la sua denuncia: “Siamo ad agosto e non ho ancora ricevuto gli stipendi di maggio e giugno. Sono ridotto all’osso. Io e mia moglie siamo alla fame, è brutto da dire ma la nostra è una situazione quasi da Caritas”, ha raccontato il docente, che ha svolto supplenze brevi in una scuola torinese.
“Ad aprile mi scadeva il contratto. Con il senno di poi avrei fatto meglio a chiedere la disoccupazione; avrei guadagnato meno ma almeno sarebbero stati soldi certi. Preferire questa strada è grave. Al posto di incentivare l’impegno si finisce per obbligare la gente ad accontentarsi dei sussidi”, ha aggiunto con amarezza.
La sua situazione economica è davvero drammatica, e lui non è l’unico, anzi: “Con il caro vita un ritardo del genere è insostenibile, con una casa in affitto non arriviamo a fine mese. Era già successo a Natale: allora abbiamo dovuto rinunciare ai regali, stavolta invece non faremo le ferie. Risparmiamo su tutto. Ci concediamo un budget di 25 euro in due. So di colleghi che si sono venduti ori del battesimo per mangiare”.
“Quando un docente viene assunto con questa tipologia di contratto non viene specificato da nessuna parte che potrebbero esserci ritardi nei pagamenti. Le istituzioni si rimbalzano la palla. A quanto pare siamo migliaia in tutta Italia. Il quadro è drammatico”, ha concluso il docente, lamentadosi della poca trasparenza.
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