Matteo Salvini, il vicepremier del governo Meloni, non manca mai di mandarla a dire, entrando anche laddove non gli compete, come nella scuola dove però è facile fare populismo.
Già l’avevamo intercettato quando ha proposto di ripristinare il servizio militare per “educare” alla disciplina, ora lancia un altra idea: “Via il telefonino ai bulli. Si tratta di semplice buonsenso. Così a qualche fenomeno passa la voglia di delinquere o bullizzare. Che ne pensate?”, dice rivolto ai social, chiedendone il parere.
Tuttavia questa proposta, di imporre il daspo del cellulare ai giovani che si macchiano di violenze o di atti di bullismo è stata già del questore di Aosta che ha parlato, tra le misure di prevenzione contestuali all’avviso, “del divieto di possedere o utilizzare, in tutto o in parte, qualsiasi apparato di comunicazione radiotrasmittente”: smartphone compresi.
E sui social si è scatenato il dibattito, colorito: “non serve a nulla, così punite solo i genitori, che al contrario di ciò che pensate, non è detto che non fanno il possibile per educarli nel modo corretto”; per altri può essere una buona idea….”ma non basta da sola”, perché, suggeriscono taluni, “tolto un telefono ne è pronto un altro” e i “delinquenti si farebbero una risata”.
Certo c’è anche chi propone scelte più drastiche come il carcere o il servizio militare obbligatorio ( a questo punto la caserma è paragonata al carcere), o la bocciatura senza se e senza ma, o mandarli ai lavori socialmente utili, guadagnandosi il pane col sudore della fronte, visto che i genitori non hanno saputo educarli.
Tuttavia c’è anche qualche saggio che scrive a Salvini: fatti i fatti tuoi e in modo particolare, se proprio ti vuoi occupare di qualcosa, ci sono le “infrastrutture” di cui sei ministro.
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