Sì, è vero: il Garante per gli scioperi ha dato il suo via libera al boicottaggio degli scrutini, a patto che non vi siano “eventuali aggiramenti della normativa”. Ora, però, sui social network sta montando il dibattito: diversi addetti ai lavori hanno considerato che negli istituti superiori dove dovessero essere molti gli scrutini rimandati, è gioco-forza che vengano riconvocati in tarda serata (anche fino alla mezzanotte) e forse pure nel week end, domenica compresa, del 13 e 14 giugno.
Il motivo è semplice: il lunedì successivo, il 15 giugno, moltissimi docenti della scuola secondaria di secondo grado dovranno infatti presentarsi alle riunioni preliminari degli esami di maturità. Non pochi prof si recheranno anche fuori regione. Quindi, sarebbe impossibile per tutto costoro ripresentarsi ad uno scrutino pomeridiano convocato in quei giorni. L’alternativa sarebbe quella di trovare dei sostituti. Ma, a parte il fatto che una percentuale davvero troppo alta di docenti-sostituti non sarebbe, almeno eticamente, una condizione auspicabile, la “patata bollente” in diversi casi rischierebbe di passare ai coordinatori di classe. Perché anche i dirigenti si dovranno spostare di sede per presiedere le commissioni della maturità.
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La domanda più ricorrente, all’interno dei vari canali sociale della scuola, è allora questa: si è mai visto uno sciopero deve costringere il lavoratore a recuperare l’attività non svolta? Ma, soprattutto, è intelligente aderire al boicottaggio degli scrutini se poi il dirigente, costretto dai tempi ristrettissimi, li riconvoca di domenica pomeriggio o in seduta notturna?
I dubbi e le domande appaiono fondati. Ognuno potrà dare le sue risposte. In tanti, ad esempio, hanno già tagliato corto, sostenendo che se questo è prezzo da pagare per fermare il disegno di legge di riforma, allora ben venga il sacrificio di un week end. Il dibattito è appena all’inizio.
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