Sono svariate le posizioni sulla protesta studentesca di venerdì scorso contro il surriscaldamento del clima e l’inerzia dei leader politici nel contrastarla: diversi addetti ai lavori non hanno apprezzato la decisione degli studenti di raccogliere l’invito partito da Greta Thunberg, la volitiva ragazzina svedese che all’inizio dell’anno scolastico tutti venerdì ha deciso di non andare a scuola per protestare, in solitudine, davanti al parlamento del suo Paese con un cartello scritto a mano: “Sciopero dalla scuola per il clima”.
Più di qualcuno ha fatto osservare che gli studenti protestano ma non sanno poi nemmeno cosa è il buco dell’ozono.
Altri, invece, anche tra i docenti, si sono schierati con i promotori dell’iniziativa giovanile.
Secondo il nostro direttore, Alessandro Giuliani, “gli studenti che sono scesi in piazza per il clima – ha detto a colloquio con Radio Cusano – lo hanno fatto per un motivo nobile: è un dato di fatto che la terra si sta surriscaldando e che stiamo diventando un’area tropicale”.
“Se i giovani si preoccupano di questo, chiedendo spiegazioni ai governanti, è un buon segnale. E perdere un giorno di scuola, non penso sia così tragico. Quanti giorni hanno perso i nostri studenti per fare spesso stage poco qualificanti?”, ha sottolineato Giuliani.
Nel corso della puntata su Radio Cusano, si è affrontato anche il problema delle classi pollaio, in particolare delle dichiarazioni sulla necessità di finanziare subito l’operazione, rilasciate dall’on. Luigi Gallo (M5S): secondo nostro direttore sarebbero state “indirizzate prima di tutto agli alleati di Governo”.
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