Scuola fai-da-te ma anche insegnamento alla “rovescia”

Rimane a casa a studiare e sostenere un esame solo in terza media: è questo il mondo delle altre scuole, quelle in cui si impara a imparare in modo totalmente diverso e dove si sta formando una nuova generazione di studenti.

Il fenomeno, già dalla Tecnica della Scuola segnalato, viene ripreso da La Stampa secondo cui i numeri, pur non essendo imponenti, fanno capre che il fenomeno è in aumentano di anno in anno.

 

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A seguire le lezioni da casa o comunque per conto proprio, ad esempio, sono quasi mille studenti: 946 per la precisione: 269 nella primaria, 339 alle scuole medie, e 341 nelle secondarie. Poco rispetto ai 70 mila che hanno fatto questa scelta in Inghilterra, ma tanti se si pensa che sono cinque volte di più rispetto al 2010. A studiare a casa sono soprattutto ragazze e ragazzi delle scuole secondarie (638). I più numerosi sono i siciliani, 255 alunni. Al secondo posto la Campania con 127 alunni e poi Lombardia (81) e Lazio (73). In fondo alla classifica Molise (2) e Basilicata (3). 

Chi invece decide di mandare a scuola i figli ha la possibilità approfittare delle sperimentazioni riconosciute e autorizzate dal Miur.

Le più diffuse fanno capo al «flipped teaching», l’insegnamento rovesciato. Niente più lezioni frontali in classe e compiti a casa. Gli studenti lavorano con pc, tablet e smartphone a scuola, mentre a casa preparano le lezioni con podcast e video tutoria dei docenti. 

A forza di rovesciare, in classe possono anche essere i ragazzi a salire in cattedra per spiegare argomenti concordati con gli insegnanti su cui si sono preparati. Dal 2014 a oggi ci sono già 600 insegnanti formati e 120 sezioni di scuola in cui ufficialmente si pratica la didattica capovolta. E dalle 22 scuole pioniere e capofila si è arrivati a superare quota 400 con 12 innovazioni censite.Le sperimentazioni fioriscono con un’unione anche di diverse esperienze. Alla «flipped classroom» si può affiancare il «debate», vale a dire la capacità degli studenti di dibattere partendo da un’idea, da un punto di vista, un fatto politico o di cronaca esaminato a casa, con tutti i supporti possibili, e poi arrivano a scuola divisi in gruppi che si contrappongono per dialettica, a sostenere la propria idea.

Da qualche anno si tengono gare di debate per rendere tutto questo ancora più stimolante per i ragazzi.

Pasquale Almirante

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