Attualità

Scuola senza voti, un modello comune all’estero che si sta diffondendo in Italia: quali pro e contro?

La scuola senza voti sta prendendo piede in Italia? Facciamo il punto. Ad oggi sono diverse le scuole che hanno cominciato con l’abolizione della suddivisione in quadrimestri e pubblicando i voti solo alla fine dell’anno. Attualmente, sono meno di 100 docenti provenienti da 30 scuole di diverse regioni, che stanno mettendo in pratica l’innovazione, che per molti è una vera e propria rivoluzione educativa. Tra gli istituti che hanno accolto le richieste degli studenti sull’abolizione dei voti, ci sono il Marco Polo di Firenze, il Volta di Piacenza, lo scientifico Bottoni a Milano lo scientifico Cannizzaro di Palermo, il Tosi di Busto Arsizio, il liceo Regina Maria Adelaide di Aosta, il classico Romagnosi di Parma, il Buonarroti di Monfalcone, il liceo scientifico Copernico-Luxemburg di Torino, il liceo Morgagni di Roma, per citarne alcune, ma il numero è in crescita.

A sostenere le scuole c’è l’università di Milano-Bicocca, a cui si stanno rivolgendo i pionieri della “scuola senza voti”, in particolare, le scuole secondarie di primo grado, come ha di recente affermato ad un quotidiano milanese la professoressa Elisabetta Nigris, che insegna Progettazione didattica e valutazione e coordina il gruppo di lavoro.

In altri Paesi

Mentre in Italia il voto resta il principale strumento di valutazione per gli studenti, in altri Paesi si sta facendo largo la “scuola senza voti”.

In Finlandia non ci sono più né voti né bocciature: fino ai 13 anni gli studenti non hanno voti, né possono essere bocciati. Il sistema scolastico è basato sul benessere mentale e fisico degli apprendenti, esami e prove sono in secondo piano. Per chi non raggiunge le competenze richieste, sono previste forme di supporto individuale. 

In Finlandia sono obbligatorie pause di 15 minuti tra le lezioni, e gli spazi sono organizzati per indurre gli studenti a concentrarsi. I compiti vengono svolti a scuola, mentre il tempo extrascolastico è dedicato allo sport e ad altre attività ricreative. 

In Corea del Sud i voti ci sono ancora, ma non è più possibile bocciare gli studenti.

In Svezia, fino all’età di 12 anni, gli studenti non sono valutati con lettere e numeri e inoltre dal 1968 non esiste più una prova alla fine delle superiori, infatti per terminare gli studi obbligatori basta un giudizio positivo dei propri insegnanti. Gli obiettivi dell’insegnamento sono individuali, i colloqui con i genitori si svolgono insieme ai bambini e i giorni di scuola sono 178. Negli Stati Uniti, già dal 2017 gli Stati del Vermont e del Maine hanno approvato leggi che invitano i dirigenti scolastici a introdurre gradualmente il sistema di valutazione senza voto e anche il New Hampshire e l’Illinois hanno cominciato a testare l’innovazione. A New York sono più di 40 le scuole che hanno già adottato il metodo, per privilegiare l’apprendimento. Negli Stati Uniti, inoltre, anche alcuni atenei hanno deciso di sperimentare, per ora in singoli corsi, il metodo senza voti.

Pro e contro la scuola senza voti

Il dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico per il Turismo Marco Polo di Firenze Ludovico Arte ha lanciato in questi primi mesi di anno scolastico una vera e propria sfida. Una classe dell’istituto sperimenterà la scuola senza voti, infatti, innanzitutto, sono stati aboliti i quadrimestri, preferendo dare a studenti e insegnanti una prospettiva annuale, poi per tutto l’anno nel registro non appariranno voti, che si vedranno solo nella pagella finale, mentre al loro posto saranno presenti solo valutazioni descrittive, inoltre, chiunque tra i docenti della scuola potrà decidere di mettere da parte i giudizi numerici.

Così al liceo scientifico Bottoni di Milano, dove saranno tutti i docenti a partecipare alla sperimentazione, che sarà attuata in tutte le classi, anche se alcuni studenti sono stati spiazzati dalla novità e temono il tranello. Al Tosi di Busto Arsizio comincia il quarto anno “senza voti”.

Ma in molti altri istituti la discussione è appena cominciata: resta il conflitto acceso sull’addio alle pagelle: da un lato coloro che sono pronti, tra i docenti e dirigenti a sperimentare, dall’altro coloro che affermano che la valutazione, l’errore, il confronto con gli altri siano irrinunciabili. D’altra parte, gli studi e le ricerche in altri Paesi del mondo, dicono che chi è partito con la “scuola senza voti” non è più tornato indietro. Al liceo Morgagni di Roma la sperimentazione è partita già nel 2016, diventando un vero e proprio indirizzo dall’anno scolastico 2019/2020, ma la posizione di alcuni docenti ha fatto sospendere l’iniziativa, ancora valida solo per le classi che hanno iniziato il percorso.

Carmelina Maurizio

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