Attualità

Scuole “alternative”. A che cosa? A chi?

Il sondaggio svolto da La Tecnica della Scuola su Facebook ha dato un risultato inequivocabile: il 64% si è dichiarato favorevole alle esperienze delle scuole alternative, il 36% contrario.

La domanda posta in modo così secco non permette naturalmente una lettura approfondita di questo dato. I pareri sostanzialmente positivi potrebbero essere il risultato di crescente diffidenza e paura nei confronti di un sistema globalizzato e razionalizzato che lascia sempre meno spazio alle persone e dell’insofferenza nei confronti di una scuola ossessionata dalle valutazioni continue.

Nel seminario gratuito del ciclo #scuolasocietabenecomune dal titolo “Educazione scuola: andare oltre i luoghi comuni” che si terrà oggi pomeriggio dalle ore 17 alle ore 19 in diretta sul canale Youtube di Tecnica della Scuola verrà approfondito anche questo tema.

Le scuole “alternative” riprendono alcuni “luoghi comuni” delle scuole attive. Questi “luoghi comuni” sono ambivalenti: il “rispetto del ragazzo” può significare che gli si offre la possibilità di superarsi oppure che lo si condanna a sviluppare solo doni e capacità “innati”; i “metodi attivi” possono favorire la realizzazione di una vera pedagogia cooperativa o essere al servizio della formazione di futuri capi, ecc. Dunque bisognerebbe distinguere tra scuole e scuole. Ho scritto su questo tema un articolo che comparirà nel prossimo numero della rivista Cooperazione Educativa. Per ora rinvio all’articolo di Philippe Meirieu dal titolo: “Uscire dalla caricatura. Non basta dichiararsi alternativi per essere progressisti”.

di Enrico Bottero
www.enricobottero.com

Redazione

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