Precari

Sindacati europei, basta precariato. Nella scuola italiana sono 205 mila

Nel corso del convegno a Palermo, promosso dalla Cesi, la Confederazione europea dei sindacati indipendenti che rappresenta 5 milioni di dipendenti e dirigenti del lavoro pubblico e privato, a cui partecipano rappresentanti sindacali, politici, esperti, legali, giovani lavoratori provenienti da tutta Europa per trovare delle soluzioni alla piaga del lavoro precario diffusa non soltanto in Italia, ma in tutta Europa, è stato affermato: “Negli ultimi dieci anni il precariato nella scuola è quasi raddoppiato da 115mila a 205mila supplenti, nonostante le tantissime immissioni in ruolo autorizzate. Su 180mila immissioni in ruolo ne sono state fatte soltanto 90mila perché il sistema di reclutamento adottato dalla politica negli ultimi anni è stato sbagliato”.

Le soluzioni chieste al ministro

“Al ministro Fioramonti  abbiamo dato alcune soluzioni da inserire nel prossimo decreto che vogliamo chiamare ‘salva-scuola’: stabilizzare il personale Ata, assumere i docenti dalle graduatorie d’istituto da cui vengono chiamati come supplenti per risolvere il problema con la copertura delle cattedre ancora scoperte”.

Il convegno, finanziato dalla Commissione Europea, vuol fare il punto  sulla attuazione della direttiva comunitaria, vuol trovare soluzioni comuni, ma vuole lanciare un segnale chiaro e forte a livello europeo: Stop al lavoro precario in Italia e in Europa e offrire maggiore stabilità e protezione sociale; bisogna correre ai ripari contro la deriva del precariato e il dilagare dei contratti atipici che non hanno colmato le lacune del mercato del lavoro, intrappolando i lavoratori a livelli bassi di protezione sociale, quando ci sono.

I numeri del precariato

Dal sondaggio di ‘Eurofound’ si evince che nell’Unione Europea i contratti a tempo indeterminato full time sono scesi dal 62% nel 2003 al 59% nel 2014 e che la percentuale di contratti a tempo determinato è del 7%; lavoro temporanei/a termine, part time e freelance/autonomi rappresentano rispettivamente l’1,5%, il 7% e il 10% dell’occupazione totale. Il 4% dei cittadini dell’Unione Europea ammette di aver svolto un lavoro non in regola/in nero negli ultimi 12 mesi (2016).

Pasquale Almirante

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