“Situazione insostenibile dei docenti di terza fascia”

Noi docenti, appartenenti alla terza fascia delle graduatorie di istituto, che abbiamo raggiunto i famosi “180 per tre”, chiediamo di poter essere abilitati SUBITO.

Ragioni di carattere sociale, morale, professionale, politico, giuridico ed economico stanno alla base della nostra urgente e legittima richiesta di doverosa abilitazione. Partiamo dalle ragioni di carattere giuridico. Esiste una normativa europea, la direttiva 36/2005 che riconosce l’abilitazione a tutti quei docenti che hanno maturati i tre anni di esperienza nella scuola. Se facciamo parte dell’Unione europea, non possiamo non osservare queste direttive.

Inoltre, in nome delle ragioni di equità, giustizia sociale e pari trattamento, evitando quella ignominiosa differenziazione tra cittadini di serie A e cittadini di serieB e , di conseguenza, docenti di serie A e docenti di serie B, chiediamo che venga recuperato il decreto del 2013 che ha consentito ai nostri colleghi di potersi abilitare tramite PAS, il percorso abilitante speciale, riconoscendogli un diritto acquisito. Diritto che a noi, non si capisce la recondita motivazione, viene negato vergognosamente ed inspiegabilmente.

Passiamo alle ragioni morali. Ogni anno la scuola ci chiama a prestare il nostro servizio scolastico e lo facciamo con grande sacrificio, dedizione, passione, abnegazione, accrescendo la nostra componente culturale, affettiva, professionale. Stiamo maturando un’esperienza nel settore, un tesoro di valore inestimabile che non deve andare assolutamente disperso ma che rischia di naufragare con la legge 107/2015, la cosiddetta buona scuola.

La legge, difatti, prevede, ricordiamolo, il licenziamento in tronco per tutti quei docenti che hanno maturato i 36 mesi di servizio su posto vacante, trasformandoci, senza rispetto e considerazione, nei futuri esodati.

Tra le altre cose, occorre evidenziare una delle tante contraddizioni della legge 107: la legge prevede l’alternanza scuola-lavoro e vuole che i nostri studenti si avvicinino al mondo delle imprese, attraverso esperienza sul campo. Bene. La contraddizione lampante che salta agli occhi è, da un lato, la volontà politica di valorizzare l’esperienza, dall’altra, la sordità totale e completa delle istituzione al riconoscimento dell’esperienza lavorativa dei docenti maturata sul campo, per la quale chiedono giustamente il diritto all’abilitazione.

Ricordiamo che questi docenti hanno tantissimi doveri, assolutamente paragonabili ai colleghi di ruolo: firmano registri, correggono compiti, interrogano, partecipano ai collegi di classe, collegi dei docenti, fanno parte delle commissioni agli esami di maturità, scuola secondaria di primo grado etc. Insomma tanti obblighi, numerosi doveri e nessun diritto.

Poi, abbiamo le ragioni di carattere sociale. Noi docenti siamo dei professionisti del mondo della scuola, ogni anno svolgiamo il nostro lavoro opportunamente e devotamente, come i colleghi di ruolo, abbiamo diritto ad un riconoscimento professionale. Siamo stanchi di essere trattati come eterni studenti, sfruttati dal mondo della scuola, quando facciamo loro comodo, alla stregua di miserevoli tappabuchi, senza alcuna identità, come carne da macello.

Con fatica, abbiamo conseguito una laurea, spesso con brillanti risultati, accompagnata da specializzazioni e master vari, congiuntamente agli anni di esperienza maturati nella scuola e lo stato che fa? Ci tratta con disprezzo, noncuranza, senza la minima considerazione, annullando il concetto di meritocrazia. Ricordiamo chiaramente a tutti la calda questione: allo stato attuale non è previsto alcun corso abilitante; si parlava di un tfa ma, ad oggi, non è stato bandito nulla.

E, quand’anche venisse bandito un tfa, è assolutamente inadeguato e inopportuno rispetto alle nostre richieste ed esigenze, in quanto è rigidamente selettivo e non riconosce il merito dei docenti per quanto riguarda l’esperienza maturata sul campo ma pretende di risolvere il tutto con la proposizione del quiz a crocette che non garantisce alcuna preparazione. Basti pensare all’alto numero di bocciati al concorso 2016 per arrivare all’ovvia conclusione che il tfa è una vera e propria truffa ai danni dei docenti, con costi altissimi e assolutamente inadeguato a garantire la giusta formazione dei docenti.

Inoltre, un eventuale Tfa è in palese contrasto con l’articolo tre della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua di religione , di opinioni politiche , di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Eccoci giunti anche alle ragioni economiche. Chiediamo l’abilitazione per i docenti che hanno raggiunto i 180 per tre con costi contenuti, un corso organizzato dalle scuole stesse e che dia respiro a persone che hanno anche famiglie a carico, per le quali non è più tollerabile la condizione deprecabile di precarietà e provvisorietà in cui versano.

Allo stato attuale la Lega Nord con il senatore Mario Pittoni e Sinistra italiana hanno raccolto prontamente il nostro appello e supportano la nostra istanza. Chiediamo alle altre forze politiche di utilizzare il buon senso, la ragionevolezza e la determinazione a recepire le nostre istanze. Immediatamente. Subito. Non abbiamo bisogno di ulteriori confronti e convegni. I docenti appartenenti all terza fascia che hanno raggiunto i tre anni di servizio hanno idee e proposte chiare, nette e definite. Le forze politiche che siedono in Parlamento lo sanno benissimo.

Se vogliono supportarci, devono presentare proposte di legge e mozioni in Parlamento, nelle regioni e nei comuni. Noi valuteremo e vedremo chi sta dalla parte dei docenti e chi fa puro ostruzionismo e demagogia becera. Il tempo è scaduto. La Propaganda è Finita. Basta chiacchiere. Si passa ai fatti

 

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