Categorie: Politica scolastica

Sostegno, con la valutazione bio-psico-sociale meno docenti e classi da 22 alunni

Sul decreto di riforma del sostegno non occorre solo qualche modifica, ma va attuata una profonda revisione del testo.

Il problema non è contenuto solo nell’impossibilità per molti alunni disabili di conseguire il titolo di licenza media, su cui c’è però l’impegno del ministro dell’Istruzione a rivedere la nuova norma: nel decreto legislativo sulle “norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità (Atto 378), sono infatti presenti anche altre novità che vanno ad incidere sulla concessione del docente di sostegno rivolto ai disabili e sulla composizione delle classi in loro presenza.

Il problema è entrato anche nei palazzi della politica: il senatore Luis Alberto Orellana (Aut (SVP-UV-PATT-UPT) PSI Gruppo Misto) è il primo firmatario di un’interrogazione presentata a palazzo Madama e sottoscritta anche dai senatori Bencini, Uras, Bocchino, Battista e Romani, che ha nel mirino proprio il decreto legislativo per la promozione dell’inclusione scolastica, in questi giorni all’esame delle commissioni parlamentari di entrambi i rami del Parlamento.

Per i firmatari dell’interrogazione, il testo approvato a metà gennaio in CdM “non sembra garantire i diritti, né soddisfare i bisogni degli studenti disabili, pertanto, abbiamo chiesto chiarimenti al ministro dell’Istruzione”.

“Il provvedimento – spiega Orellana – desta forti preoccupazioni in molte associazioni di genitori di studenti disabili e nelle principali sigle sindacali, perché va a modificare il regime che attualmente regola l’assistenza agli studenti con disabilità. In base al nuovo decreto il diritto al sostegno didattico verrà ora basato sulla valutazione diagnostico-funzionale, con la conseguenza di delineare un meccanismo che sembra più attento alle esigenze di organico e di razionalizzazione delle risorse che non ai reali bisogni degli studenti con disabilità“.

 

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In particolare, all’articolo 5, comma 1, punto a), si introduce l’adozione di “una valutazione diagnostico funzionale di natura bio-psico-sociale della disabilità ai fini dell’inclusione scolastica, utile per la formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEl) che è parte integrante del progetto individuale”, che “sostituisce la diagnosi funzionale ed il profilo dinamico funzionale”.

Per i senatori, “il testo presenta, dunque, numerose criticità e su diverse questioni non soddisfa la delega sull’inclusione scolastica contenuta nel decreto sulla buona scuola”.

L’assegnazione del docente di sostegno specializzato all’alunno disabile, quindi, se dovesse passare la legge delega così come è oggi, potrebbe essere più complessa da ottenere. Perché il vincolo dell’organico diverrebbe più consistente.

Ma non solo: i promotori dell’interrogazione sostengono che con questa delega “non si rispetta il principio della continuità didattica e si alza da 20 a 22 il numero degli alunni presenti nelle classi con studenti disabili, rendendo oltretutto tale termine non vincolante”. Il riferimento è all’articolo 3, comma 2, punto D, dove la delega specifica che lo Stato provvede “alla costituzione delle sezioni per la scuola dell’infanzia e delle classi prime per ciascun grado di istruzione, in modo da consentire, di norma, la presenza di non più di 22 alunni ove siano presenti studenti con disabilità certificata”.

Ricordiamo che l’attuale normativa prevede l’allestimento di classi, in presenza di disabili ‘certificati’ gravi, che si avvalgono del comma 3 della Legge 104/92, composte da non oltre 20 alunni.

 

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Alessandro Giuliani

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