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Stipendi al palo, 1 italiano su 2 preoccupato di non arrivare a “fine mese”

Quasi un italiano su due è preoccupato di non arrivare con lo stipendio alla fine del mese: il dato emerge da una ricerca condotta da Swg per il gruppo assicurativo Genworth.

Dallo studio si evince che pure il tema della scarsa sicurezza finanziaria (44,2% degli intervistati) affligge non poco gli italiani. Soprattutto gli over 45, per i quali la perdita del reddito o il divario tra questo e la pensione comportano le maggiori conseguenze negative.

Al terzo posto delle priorità c’è la necessità di sicurezza e protezione, col 38,9%.

Ma dopo economia, sicurezza e protezione, gli italiani evidenziano l’importanza dell’educazione dei figli. Ma sono sensibili, su questo punto, le differenze geografiche e generazionali: i residenti nel Nord Est e gli adulti tra i 45 e i 54 anni sono le categorie che attribuiscono maggiore importanza alle tematiche economiche, le quali sono invece meno rilevanti per i residenti nelle isole e per i giovani tra i 18 e i 24 anni.

Se si valuta, invece, il bisogno di sicurezza e protezione, questo è più sentito nel Nord Ovest, seguito a stretta distanza dal Nord Est.

Le interazioni familiari trovano invece la maggiore popolarità tra i residenti nelle isole e, fattore interessante, tra le persone tra i 25 e i 34 anni o gli over 64.

 

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“Secondo quanto rilevato da Swg – ha detto Valeria Picconi, Direttore Generale di Genworth Lifestyle Protection per l’Italia – i temi economici e finanziari rimangono al centro dell’attenzione degli italiani, nonostante i segnali di ripresa. La percezione prevalente è che anche il benessere emotivo delle famiglie sia collegato a questi aspetti. Emerge pertanto un desiderio di sicurezza e protezione, in vari ambiti”.

A proposito degli stipendi, dall’ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato risulta che quelli dei dipendenti pubblici, fermi dal 2009 per effetto del blocco voluto dai vari governi che si sono susseguiti sino ad oggi, sono in media pari a 34.821 euro lordi annui. Con i dipendenti della scuola che rappresentano il fanalino di coda, con meno di 30mila euro.

La questione del rinnovo del contratto, che potrebbe dare ossigeno a degli stipendi tenuti su in questi anni solo dagli scatti automatici (pur con un anno di “vuoto” e peraltro ora a rischio), è legata a doppio filo alla riduzione dei comparti: appena si sbloccherà questa vicenda, gennaio potrebbe essere il mese buono, sindacati e Aran potranno concentrarsi sul rinnovo contrattuale. Anche se i presupposti non sembrano dei migliori: nella Legge di Stabilità sono stati stanziati appena 300 milioni di euro, che suddivisi per i circa 3 milioni di dipendenti pubblici fanno circa 8 euro a testa. E pure lordi!

 

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Alessandro Giuliani

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