Attualità

Stranieri in classe, il Ministro difende il “tetto”; Foti (capogruppo FdI): è questione di numeri, in molti casi, come nella mia Piacenza, non si può fare

Sulla questione del tetto degli stranieri nelle classi si sta ormai scatenando una battaglia tutta ideologica e che di politico ha ben poco.

Ad alzare i toni è lo stesso ministro Valditara che, secondo quanto riporta una nota dell’Ansa, afferma: “Nel 1999, con il Governo D’Alema e il ministro Berlinguer la sinistra riformista volle introdurre il limite di studenti stranieri per classe per consentire a loro di integrarsi meglio. Nessuno sollevò alcuna critica. Oggi, la sinistra si mostra invece ideologica e massimalista, sostenitrice delle classi ghetto, negando così ogni possibilità di effettiva integrazione”.
“Oggi – conclude il Ministro – siamo noi a stare dalla parte della Costituzione e dello spirito riformista, per garantire un reale diritto allo studio e all’inclusione dei nuovi cittadini”.


Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, prende le distanze e parla del caso di Piacenza: “Dovrei leggere il testo del provvedimento per commentarlo. Dico solo che nella città in cui vivo, Piacenza, la presenza di alunni non italiani è superiore al 20 o 30 per cento del totale in molti istituti. Non è una scelta. Se in una scuola ci sono cento bambini, settanta stranieri e trenta italiani, anche se li ridistribuisci in quattro classi, il rapporto rimane lo stesso”.

La “lezione di matematica” che Foti sembra voler impartire al Ministro non passa inosservata in casa PD e la vicepresidente della Camera Anna Ascani coglie l’occasione per un commento al veleno: “Quindi anche il capogruppo di Fratelli d’Italia fa parte della sinistra massimalista? Di ideologico qui c’è solo un ministro che per seguire i dettami del suo leader Salvini parla di questo e non di edilizia scolastica, dispersione, divari, precarietà, questione del sostegno, stipendi degli insegnanti, rapporto con le famiglie e così via”.
“Le uniche vere misure per la scuola messe in atto in 18 mesi – conclude Ascani – sono quelle previste dal Pnrr, scritto da altri. Per il resto fin qui si è visto un ministero tutto chiacchiere e distintivo. Povera scuola”.

Reginaldo Palermo

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