Le polemiche sulla prova scritta svolta all’Unimore sono ancora vive e taglienti, le posizioni del contendere sono distinte e nette, mentre addirittura sono programmate, su quanto è accaduto, interrogazioni parlamentari rivolte al Ministro Profumo.
Insomma lo scenario che non è dei più tranquilli, deve e può trovare una soluzione che accontenti tutte le parti. L’oggetto dello scontro mediatico è questa prova scritta, indicata dai più come non corrispondente alle linee guida sulla disciplina emanate dal Miur. Analizzando l’intera prova (nel caso in cui quella pubblicata nel web sia autentica) si evidenzia, però, una domanda che considerare facile è dire poco, infatti, il quesito 1-D dice testualmente: “dati i valori: 1000, 1050, 950, 1000, 1000, 1040, 960, 1020, 980. Determinare la media, la moda e la deviazione standard“.
Ora la prima risposta al quesito è immediata, perché la media aritmetica dei valori dati è pari alla loro somma diviso per il numero dei dati (9). Quindi facendo la somma dei dati si avrà 1000+1050+950+1000+1000+1040+960+1020+ 980 = 9000. Dividendo questo valore per nove si ottiene 1000, che rappresenta la prima risposta al quesito 1-D.
Nel caso in cui un docente non conoscesse ancora la nozione della media aritmetica (ma questo costituirebbe una grave mancanza di conoscenza), quest’ultimo potrebbe ragionare nel seguente modo: dei 9 dati tre sono 1000, gli altri sei sono a coppie simmetrici a mille (1050-950); (1040-960); (1020-980), quindi la media risulta sempre 1000.
Nella speranza che prima di far scoppiare la protesta, i concorrenti alla prova scritta abbiano dato giusta risposta almeno a questa domanda, di tale risposta si potrebbe tener conto in sede valutativa, come dimostrazione di impegno verso l’istituzione concorsuale. In questo modo anche la protesta assume un diverso significato, perché così è dimostrato il fatto che gli insegnanti dove è stato possibile hanno svolto il quesito proposto.
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