Tfa, cresce la protesta: le correzioni dei test non convincono

Continuano a giungere in redazione, con cadenza incessante, quasi non fosse Ferragosto, le lettere di protesta formulate dai candidati ai Tfa che si sentono danneggiati dalla decisione del Miur di rendere “corrette” fino a 25 delle domande (su 60 complessive) poste agli aspiranti in occasione delle preselezioni svolte nel mese di luglio.
Come già rilevato nei giorni scorsi, le critiche principali alla soluzione “buonista” adottata dal Miur giungono da coloro che erano riusciti a passare la selezione iniziale malgrado gli errori, i refusi e le incoerenze presenti nei quiz a risposta multipla. C’è chi trova “scandaloso che siano state considerate corrette ben 25 domande per tutti. Un tale numero, tra cui, fatto salvo il caso di qualche domanda effettivamente mal progettata, ci sono molte domande a cui non dico un docente, ma anche uno dei miei alunni dovrebbe saper rispondere, inficia completamente la validità del test preliminare”. L’ombra del ricorso allargato si fa così ancora più lunga: soprattutto se l’operazione di salvataggio voluta dagli esperti dovesse danneggiare tanti aspiranti docenti che avevano superato con le loro forze la prima fase selettiva.
Non molto diverso è lo stato d’animo di chi si aspettava un esito diverso delle correzioni: un esempio per tutti è la “messa a punto” della classe di concorso A111 (Lingua e Civiltà Cinese): alcuni candidati si dicono “sdegnati e furibondi per gli esiti di questo tanto decantato procedimento correttivo da parte del Miur che avrebbe dovuto portare giustizia dopo la lunga serie di imprecisioni, scorrettezze e (nel nostro caso) persino violazioni del regolamento”.
In tanti puntano l’indice anche sul metodo adottato dall’amministrazione. Troppo incentrato sul nozionismo e poco sulla verifica della reale acquisizione delle competenze e dei concetti base delle discipline, per non parlare della predisposizione all’insegnamento. Si fa allora sempre più crescente la necessità di rivedere il processo di selezione alla professione. A tal proposito l’associazione Diesse ha sottolineato quanto “lo scarto tra prima e dopo” l’ammissione degli errori risulti “in alcuni casi sconcertante
In pratica – continua il centro formativo – la nuova commissione ha in gran parte smentito la precedente, quella che aveva predisposto metodo e contenuto dei test preselettivi”. A tal proposito, viene da chiedersi come mai certi errori, anche gravi, possano essere sfuggiti alla “supervisione” del Cineca. Che, a conti fatti, ha dimostrato gli stessi limiti del Formez, che in occasione della preselezione dei dirigenti scolastici, svolta nell’ottobre del 2011, fu costretto a cancellare centinaia di quesiti mal fatti a pochi giorni dalla prova.
La domanda sorge spontanea? Come mai a nessuno (ad iniziare dallo stesso Cineca) possa essere venuto in mente di andare a rivedere quelle migliaia “di test somministrati ai candidati elaborati – come sottolineato alcuni giorni fa dal Miur da commissioni nominate dal Ministro il 5 agosto 2011 e secretati, per ovvie ragioni di sicurezza”.
Viene da chiedersi, soprattutto, come mai nessuno si sia reso conto che le modalità di realizzazione di quelle prove sia stato esplicitato attraverso un decreto successivo all’agosto del 2011. E che quindi il lavoro di revisione di quelle prove andava, come minimo, rivisto e corretto. Soprattutto perché la commissione, oggi ci dice il Miur, aveva predisposto i test precedentemente.
A questo punto, considerando che anche questa “preselezione improntata al nozionismo più ostile e pasticcione non ha pagato”, per l’associazione Diesse non vi sono dubbi: occorre cogliere l’occasione per rivedere il sistema di selezione. “Perseverare sarebbe diabolico: è perciò inutile riproporla in occasione delle prossime scadenze che attendono gli abilitandi (prove scritte dell’università; nuovo Tfa; prove concorsuali). Il decisionismo messo in atto da una parte dell’amministrazione non potrà essere speso in eterno per correggere errori e inadempienze di un’altra parte della stessa. Per il bene della scuola e del Paese si utilizzi un metodo che valuti e riconosca, senza umiliarle, le capacità e le competenze di chi si prepara alla professione docente”.
È difficile non essere d’accordo. Come, però, è molto difficile che questa gestione del ministero dell’Istruzione abbia il tempo materiale per studiare, valutare ed approvare correzioni così importanti.
Alessandro Giuliani

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