I Partigiani della Scuola Pubblica continuano le loro azioni legali contro coloro che hanno commentato in modo aspro le proteste dei docenti del Sud trasferiti al Nord.
Il motivo è noto: prima le parole sprezzanti dell’editorialista dell’Unità Fabrizio Rondolino nei confronti dei docenti del Sud trasferiti dall’algoritmo introdotto con la Legge 107/2015 (le “capre deportate” che urlano in tv: “conoscessero l’italiano, almeno capiremmo che vogliono”).
I Pdsp hanno prima presentato una denuncia-querela contro il giornalista, prima di Ferragosto. “Contestualmente – hanno detto Partigiani – è anche avvenuta la presentazione di un esposto al Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti, Consiglio Ordine Giornalisti del Lazio (dove risulta iscritto Rondolino) e Consiglio Disciplina”.
Ora, i docenti si sono scagliati pure con altre testate giornalistiche, chiedendo all’Ordine dei giornalisti di prendere provvedimenti pure contro le testate “Libero” e “Il Foglio”, dove sono stati pubblicati articoli a loro dire altrettanto sprezzanti, con tanto di “ingiuriose frasi con cui hanno recentemente titolato articoli contro docenti e studenti meridionali”.
I Partigiani parlano di “propaganda negativa su una scuola statale pubblica, distrutta e depauperata, non dagli operatori, ma da decisori politici incompetenti, autoreferenziali e privi di concrete risposte a problemi da loro stessi creati”.
Parlano di “funzione fuorviante di certa stampa che non informa, ma disinforma accrescendo le comode posizioni di chi vuole affossare la scuola pubblica”. E poi passano agli esempi concreti, indicando alcuni titoli che parlerebbero da soli: “I terroni somari, ma promossi con lode” (Il foglio del 16 agosto 2016, diretto da Claudio Cerasa); “Mille scuse per non trasferirsi al Nord. In realtà non vogliono lavorare – Quei professori sono lavativi” (Libero del 12 agosto 2016, articolo di Nino Sunseri, quotidiano diretto da Vittorio Feltri)”.
“Sparare contro i meridionali, contro i docenti che, sottopagati, accettano di svolgere una missione più che una professione, per le condizioni inique nelle quali lavorano oggi, è come sparare sulla Croce Rossa, poi se consideriamo quanti settentrionali hanno ricevuto la loro istruzione dai docenti del sud, il fatto è ancora più insensato e risibile”, visto che, ricordano, “l’80% dei docenti è meridionale, dice la Giannini”.
Poi fanno un paragone con quanto accaduto di recente a seguito di un titolo ritenuto offensivo contro degli atleti olimpici italiani. “Se il direttore del “Quotidiano sportivo“, Giuseppe Tassi, è stato rimosso con effetto immediato dall’editore Andrea Riffeser Monti per aver definito ‘trio delle cicciottelle’ le atlete azzurre che hanno ottenuto il 4 posto nella specialità olimpica del tiro con l’arco, i docenti, gli studenti ed i meridionali, tutti gratuitamente ingiuriati da queste testate, non meritano minore considerazione”.
Per concludere, i docenti partigiani si appellano “alla deontologia professionale dei giornalisti perché la campagna diffamatoria nei confronti degli insegnanti italiani cessi al più presto in quanto compito della stampa non è disinformare, ma fornire elementi di conoscenza attendibili. Esortiamo quindi un impegno dei nostri colleghi “dottori” della stampa perché la conoscenza e la verità non vengano sacrificati e asserviti al potere di turno”.
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