L’offerta in termini di ore di alcune regioni italiane, come la Sicilia, è squilibrata rispetto alla media. Se parliamo di servizi per i primi 1.000 giorni di vita dei bambini fino ai 3 anni, gli asili nido coprono il 14,5% dell’offerta pubblica”: così nel Report Education at Glance 2022 presentato a Roma nella sede di Save the Children.
In termini più precisi, è stato evidenziato che la radice delle disuguaglianze si trova nell’istruzione. Infatti, in venti anni i nostri livelli di preparazione sono cresciuti più lentamente della media dei paesi Ocse.
“Per intervenire alla radice delle disuguaglianze educative”, si legge su Vita.it, “è dunque necessario investire sin dalla primissima infanzia, con una rete di asili nido e servizi educativi di qualità accessibili a tutti. La definizione di un livello essenziale delle prestazioni per raggiungere il 33% della copertura dei servizi in ogni ambito territoriale e l’assegnazione di rilevanti risorse nell’ambito del PNRR per la costruzione di nuovi asili rappresentano passi avanti significativi”.
Purtroppo in Italia aumentano anche i Neet nell’età compresa tra i 25 e 29 anni, salendo dal 31,7% del 2020 al al 34,6% nel 2021. L’incidenza maggiore riguarda sicuramente le donne: il 39,2% di loro nella fascia d’età 25-29 anni sono scoraggiate dal mercato occupazionale e dall’offerta formativa.
Criticità anche per le condizioni salariali del corpo docente. “Il corpo docente in Italia è tra i più anziani dei Paesi Ocse, e guadagna il 27% in meno rispetto alla media Ocse, mentre i dirigenti scolastici hanno stipendi più alti rispetto alla media e rispetto a un lavoratore laureato medio”.
C’è poi un altro podio negativo che l’Italia guadagna a mani basse, quello sulla spesa per studente universitario: circa 12.00 dollari all’anno contro una media Oc Ocse di 17.500.
Mentre i Paesi Ocse nel 2019 hanno speso in media il 4,9% del loro Pil per gli istituti di istruzione dal livello primario a quello terziario, in Italia la quota corrispondente è stata pai al 3,8%. La media dei Paesi Ocse stima una spesa pubblica per l’istruzione da primaria a terziaria pari al 10,6%, anche qui l’Italia fa economia con un 7,4% della spesa pubblica totale
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