Non si poteva certo sperare che la riduzione di investimenti degli ultimi anni avrebbe migliorato le cose. Fa un certo effetto sapere, però, che scorrendo la classifica 2011/12 di Times Higher Education sulle Università più “produttive” per trovare gli atenei italiani bisogna ancora una volta arrivare oltre la metà: per l’esattezza alla 226esima posizione, dove è stato collocato l’ateneo di Bologna, seguito dalla Statale di Milano (238) e Milano Bicocca (239). Poi Padova e Trieste, che si collocano prima della 250esima posizione. Un po’ più dietro Trento. Su 400 università sono 14 gli atenei italiani che compaiono nel ranking, con i più grandi, il Politecnico di Milano e La Sapienza di Roma, al 332esimo e 335esimo posto. Per incrociare un ateneo meridionale, invece, bisogna arrivare tra la 350esima e la 400esima posizione, dove si piazzano l’Università di Bari e quella del Salento.
Ancora una volta sono gli Stati Uniti a primeggiare, ma mentre “Quacquarelli Symonds” aveva assegnato i vertici della classifica, nell’ordine, a Cambridge, Harvard e Massachusetts Institute of Technology, Times reputa il California Institute of Technology meritevole della prima piazza, poi Harvard (invece confermata) e Stanford. Cambridge e il Mit scivolano invece, rispettivamente, al sesto posto e settimo posto. Completano la top ten, Oxford (quarta) Priceton, l’Imperial College di Londra, Chicago e Berkeley. Il vecchio continente è per la prima volta rappresentato dall’Eth di Zurigo (15esimo posto), mentre al 30esimo posto si piazza il primo ateneo asiatico (Tokyo): non primissime ma pur sempre a distanze siderali dai nostri atenei.
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