La “regola” concordata fra i presidenti delle regioni per cui ci si potrà vaccinare solamente nella regione di residenza sta creando non pochi problemi, soprattutto per il personale della scuola.
Del tema si sta occupando anche la deputata del M5S Margherita Del Sesto che ha già depositato un’interrogazione rivolta alla ministra Gelmini e al ministro Speranza “con l’obiettivo – spiega – di stimolare da parte del Governo un intervento che faccia ordine e chiarezza nelle diverse politiche regionali e garantisca a tutti docenti e lavoratori di scuole e università la possibilità di vaccinarsi”.
“Bisogna infatti considerare – spiega Del Sesto – che molti di loro, spesso anche precari, lavorano e vivono in una regione diversa da quella in cui hanno la residenza. Non per questo non hanno diritto al vaccino”.
Del Sesto, riferendosi al personale della scuola, riporta in particolare l’esempio del Lazio: “Questa regione – scrive nell’interrogazione – ha attivato un sistema che consente di prenotare la somministrazione gratuita della prima e seconda dose del vaccino anti Covid-19 per il personale afferente alle suddette categorie, di età compresa tra i 18 e i 65 anni (nati a partire dall’anno 2003 fino al 1956); tale vaccinazione, tuttavia, è destinata solamente ai residenti nella suddetta regione e non al personale scolastico che presta servizio nelle scuole laziali; in aggiunta, possono essere vaccinati anche i non residenti qualora abbiano attivato il domicilio sanitario temporaneo, quindi, assistiti da un medico di base del Servizio Sanitario Regionale (SSR) del Lazio”.
Resta però il problema del personale che non ha domicilio sanitario temporaneo nella regione in cui lavora e che pertanto sarebbe costretto, con le regole attuali, a farsi vaccinare nel territorio di residenza, con i ben prevedibili disagi e problemi.
Per la verità sulla questione c’è anche l’attenzione di alcune regioni. In Piemonte, per esempio, attraverso il sito Web istituzionale, viene chiarito che “il personale scolastico e universitario che non ha il proprio medico di famiglia in Piemonte può comunque aderire alla campagna vaccinale, ma con delle specifiche modalità che saranno comunicate nei prossimi giorni”.
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