Politica scolastica

Valore legale del titolo di studio, Gallo: “L’abolizione non è in agenda” [INTERVISTA]

Sulla vicenda dell’abolizione del valore legale del titolo di studio abbiamo raccolto l’opinione del onorevole Luigi Gallo (M5S), presidente della Commissione Cultura della Camera.

Quali sono la posizione del M5S e la sua in particolare?

Concordo con quanto ha già detto il ministro Bussetti: il tema non è nel contratto di Governo e per noi non è una priorità. In Commissione Cultura stiamo lavorando su questioni importanti, come per esempio l’accesso aperto all’informazione e alla ricerca scientifica anche da parte dei cittadini e il superamento del numero chiuso per l’iscrizione alla Università.

In anni non troppo lontani il tema stava però nei programmi del Movimento. Come mai avete deciso di abbandonarlo?

Già prima delle elezioni del 2013 c’era stata una discussione dalla quale era emerso che quello non è un tema da perseguire. C’è anche un problema di accesso alla Pubblica Amministrazione: per noi è importante che nella P.A. entrino le persone più qualificate;  per esempio proprio oggi il ministro della Cultura Bonisoli ha annunciato di voler lavorare per aumentare anche la professionalità dei custodi che operano nel settore dei beni culturali.

Resta un problema: esiste oggi una disparità territoriale non irrilevante negli esiti degli esami finali per il conseguimento dei titoli di studio come lauree e diplomi; chi è favorevole alla abolizione del valore legale vuole proprio evitare che il meccanismo attuale avvantaggi chi si diploma o si laurea in determinate aree del territorio nazionale

Questa polemica l’ho sempre considerata una speculazione assurda perché ritengo che sia il privato sia il pubblico, quando devono fare delle selezioni hanno interesse a valutare il merito delle persone. Mi pare che sia una polemica che serve solo a mettere i territori gli uni contro gli altri, mentre noi siamo una repubblica unitaria.

Ma se nei concorsi pubblici si valuta, come è giusto che sia, il punteggio dei titoli di studio è evidente che si avvantaggia proprio chi si diploma o si laurea in aree in cui è più facile ottenere punteggi alti

Il problema non esiste: i concorsi pubblici servono appunto a valutare le reali competenze e capacità dei concorrenti. Quindi chi ha un titolo sopravvalutato sarà ridimensionato quando parteciperà al concorso. Ribadisco: mi pare davvero una polemica sterile, senza senso.

Reginaldo Palermo

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