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10 anni di scuola: è boom di precari e crescono gli studenti al Nord

Sempre più insegnanti precari e studenti al Nord, in caduta libera invece gli iscritti al Meridione. E’ questa la fotografia scattata dalla Direzione generale per gli Studi e la Programmazione e per i Sistemi Informativi del Ministero dell’istruzione relativa all’anno scolastico 2007/2008: dal confronto con quella dell’a.s. 1998/1999 è nato un ricco ed accurato rapporto dal titolo “10 anni di scuola statale: dati, fenomeni e tendenze del sistema d’istruzione” divulgato il 4 marzo.
Abbiamo cercato di carpirne le indicazioni più rilevanti. La prima, se non altro per le polemiche di questi giorni derivanti dai forti tagli agli organici e le decine di migliaia di posti a rischio (anche per l’assunzione a tempo determinato), è che nell’ultimo decennio i docenti precari della scuola sono più che raddoppiati: i prof assunti con supplenze annuali o fino al termine dell’anno scolastico sono passati dai circa 64mila del 1998 ai noti 141mila dell’anno scorso. “Nel 1998-99 i docenti con contratto a tempo determinato – si legge nel corposo rapporto da 243 pagine – rappresentavano complessivamente quasi il 9% di tutti i docenti in servizio”, pari ad un prof precario ogni 12. Oggi la percentuale è arrivata al 17% con un insegnante precario uno ogni 6 docenti “fissi”. Un andamento cui fa da contraltare la diminuzione del 3,4% dei prof di ruolo. Ma a cosa si deve tutto questo? Solo all’assunzione fatta in alcuni anni, come potrebbe accadere anche nel 2009, con il contagocce? Per gli esperti e consulenti che operano per il Miur non è proprio così. “In buona misura – si legge nel rapporto – l’aumento del personale con contratto a tempo determinato è stato dovuto all’incremento dei posti di sostegno in deroga che, per disposizione di legge, venivano assegnati appositamente a docenti con contratto a tempo determinato fino al termine delle attività didattiche. Se non si considerano i docenti di sostegno, è possibile effettuare un raffronto più corretto tra il personale a tempo indeterminato e quello a tempo determinato”. Anche se il rapporto “non annulla i suoi elementi non positivi”.
Se si rifanno i conti senza i docenti di sostegno si scopre infatti che “all’inizio del decennio vi era poco più del 6% di docenti con contratto a tempo determinato (uno ogni 17); al termine la percentuale ha sfiorato il 13% (un docente ogni 8). Le percentuali più elevate di docenti con contratto a tempo determinato – continua il rapporto del Miur – si registrano nelle scuole secondarie di I e di II grado. Nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, che da sempre hanno più basse percentuali di personale a tempo determinato, nel periodo considerato si sono comunque registrati incrementi di questo personale percentualmente più consistenti”.
Questo per quanto riguarda i prof. E per gli studenti? Diciamo subito che a seguito dell’arrivo di tantissime famiglie straniere nello stesso periodo il numero di alunni e studenti non poteva che lievitare: sono passati dai 7.540.183 del 1998 ai 7.751.356del 2008. Non tutti gli ordini di scuola hanno però subito lo stesso processo: in 10 anni primaria e secondaria di primo grado hanno addirittura accusato una, seppure leggera, flessione di iscritti; mentre l’aumento si è riscontrato nella scuola d’infanzia (quasi 60mila iscritti in più) e soprattutto alle superiori, dove la differenza in positivo è di ben 220.000 unità.
Anche a livello territoriale il fenomeno non è stato affatto omogeneo: ovviamente l’incremento si è avuto solo nelle zone dove si sono concentrati i non italiani. Quindi specificatamente al Nord, dove infatti il trend decennale ha fatto registrare un incremento di iscritti del 13%.
Complessivamente però l’incremento di alunni e studenti è stato solo del 3%: “colpa” del diverso andamento al Sud, dove – anche per il sensibile calo demografico – il numero di iscritti si è progressivamente ridotto del 6%. Numericamente, isole comprese, si tratta di ben 235mila iscritti in meno. Il risultato è che se al Meridione nel 1998 c’erano un milione di alunni in più rispetto al Nord, oggi il divario si è assottigliato a 350.000 unità. Se il trend non cambia, e c’è da pensare che non cambierà, tempo 3-4 anni avremo il sorpasso.

 
Alessandro Giuliani

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