Home Archivio storico 1998-2013 Generico 39° Rapporto Censis, divario tra l’Italia e i Paesi europei

39° Rapporto Censis, divario tra l’Italia e i Paesi europei

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Anche il 39° Rapporto sulla situazione sociale del Paese che il Censis svolge annualmente – con le numerose ricerche per i molteplici committenti per lo più di natura imprenditoriale e che ha consentito di accumulare un ricco patrimonio di meccanismi sull’evoluzione della società italiana – non ha trascurato di rivolgere una particolare attenzione ai processi formativi.
Dalla mole dei dati pubblicati risulta che solo il 10 % della popolazione italiana raggiunge un titolo accademico, laurea o post-laurea e che le aree settentrionali del Paese sono in linea con il valore medio nazionale.
Il Nord-Ovest raggiunge il 10,4 %, il Nord-Est il 10,1 %.
Viceversa, nelle regioni dell’Italia Centrale il 12,1 % della popolazione raggiunge la laurea. Nel Mezzogiorno, poi, la percentuale cala fino all’8,5 %.
Le donne studiano di più con minori difficoltà e con migliori risultati dei loro coetanei maschi. Il 12,1 % dei 25/65enni ha conseguito la laurea contro l’11,1 % degli uomini.
Tra le classi giovanili la quota di donne laureate sale al 17,4 % mentre per gli uomini si ferma al 12,2 %.Il 20,4 % delle donne si laurea in corso, contro il 16,7 % degli uomini.
Poco soddisfacenti risultano essere però i destini occupazionali. I laureati che divengono imprenditori sono solo il 9,2 % del totale dei laureati che svolgono un lavoro autonomo. Questa quota scende al 3,9 % tra le laureate.
Il 17,1 % delle donne dopo tre anni di conseguimento della laurea lavora con un contratto co. co.co. a progetto contro il 10,6% degli uomini che volgono un m lavoro autonomo.
Relativamente alla quota di spesa pubblica destinata all’istruzione, espressa in termini di percentuale di prodotto interno lordo, il 39° Rapporto Censis evidenzia che permane il divario tra l’Italia e i Paesi del Nord Europa, nei quali i finanziamenti all’istruzione raggiungono livelli molto più alti.
In Danimarca è del 15,3 %, in Svezia del 13,1 % dove si registra un incremento, dal 1995, del 3%.
La quota italiana è di appena il 9,9 % essendo cresciuta solo di 0,8 % punti confermando una netta separazione tra l’Italia ed il resto dei Paesi dell’Europa.