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E’ morto Samuel Huntington, teorico dello scontro di civiltà

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“La ricerca della verità è sinonimo di controversia intellettuale”. E’ una frase che fa riflettere quella pronunciata da Samuel P. Huntington nel lontano 1959. Chi, meglio di lui, sapeva il significato di essere una figura controversa nel panorama accademico mondiale. Però lui se ne curava poco. Era sicuro e convinto di quello che faceva. D’altronde, parole sue, l’accademico “se non ha nulla da dire è meglio che stia zitto”. Samuel Huntington si è spento ora a Boston lo scorso 24 dicembre, ad 81 anni, nell’Isola di Martha’s Vineyard.
Storico,  filoso politico, 58 anni di insegnamento ad Harvard alle spalle, Huntington nel 1993 in un articolo sul Foreign Affairs aveva teorizzato per la prima volta lo”scontro di civiltà” del nuovo millennio. Il suo lavoro, riveduto e pubblicato poi nel 1996 in un volume dal titolo The Clash of civilization and the remaking of world order (Lo scontro di civiltà e il nuovo ordine mondiale, in Italia pubblicato da “Garzanti”), si opponeva alla visione piuttosto ottimista di Francis Fukuyama che ne La fine della storia e l’ultimo uomo (Bur) teorizzava il trionfo della democrazia e dei diritti umani su scala planetaria.
Per Huntington, invece, caduta la minaccia sovietica, il duemila avrebbe visto conflitti tra vasti blocchi geopolitici, dall’Occidente, all’Islam e alla Cina, divisi da forti differenze culturale. In altre parole, le guerre sarebbero state sulla base di principi culturali (nei quali rientra anche la sfera religiosa).
“La mia ipotesi –scrive Huntington- è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologia né economica. Le grandi divisioni dell’umanità e la fonte di conflitto principale saranno legata alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro”. In particolare il filosofo richiamò la necessità dell’Occidente di rafforzarsi al suo interno per fronteggiare l’avanzata della cultura islamica.
Una tesi, questa, che aveva avuto non pochi dissapori nel mondo accademico. Basta citare lo studioso palestinese Edward W. Said (1935-2003), autore dell’Orientalismo che aveva accusato Huntington di essere “accecato dalla necessità ideologica di magnificare la superiorità dell’Occidente” o il liberal William Pfaff, secondo il quale Lo scontro delle civiltà aveva “razionalizzato volgari stereotipi su interi popoli”.
Intanto ad Huntington i fatti diedero ragione. Critiche a parte gli attentati americani dell’11 settembre furono, per molti, la realizzazione delle sue parole profetiche e per Huntington la molla che aveva reso “tutti americani”.
Quasi, quindi, un profeta del nuovo millennio capace di guardare oltre il mondo dell’apparenza. Un  attento studioso dei fenomeni culturale e sociali emergenti che ora, il mondo tutto, piange.