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Precari di religione, Snadir chiede alla CEI un tavolo di confronto

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Il sindacato Snadir ha chiesto alla CEI un tavolo di confronto per risolvere il problema del precariato di religione. Come riportato in precedenza, lo Snadir propone un intervento da parte del Governo, che sia risolutivo entro sei mesi.
Il segretario Snadir Orazio Ruscica, vuole risolvere a tutti i costi una questione che si trascina nel tempo, affrontata anche nel corso convegno “Educare al tavolo interculturale: l’insegnamento della religione nella scuola che cambia”, organizzato proprio dal sindacato Snadir.

Di seguito la lettera indirizzata alla CEI:

Lo Snadir, sindacato nazionale rappresentativo del 35% dei docenti di religione e struttura
organizzativa autonoma della Federazione Gilda-Unams, plaude all’iniziativa di S. E. Mons. Filippo Santoro, Presidente della Commissione problemi sociali e lavoro della CEI, per aver convocato e incontrato le cinque organizzazioni sindacali rappresentative della scuola (Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Rua, Snals e Federazione Gilda-Unams/Snadir) per “esaminare e approfondire le ipotesi di autonomia differenziata ad alcune regioni in particolare nel settore istruzione”. Riteniamo, altresì, di notevole valenza politica la firma del documento finale assieme alle predette organizzazioni sindacali indirizzata ai Presidenti del Senato e della Camera.

Riteniamo opportuno evidenziare, a tale proposito, il clima di positivo confronto e dialogo
che si è stabilito tra le OO.SS. anche sul tema del precariato degli insegnanti di religione. La Fgu/SNADIR ha operato in quest’ultimo anno per un superamento delle contrapposizioni che hanno caratterizzato, nel passato, il dibattito sindacale sul tema della collocazione scolastica degli insegnanti di religione cattolica. Questa linea di apertura delle sigle sindacali sarà certamente rafforzata dalla comune sottoscrizione del documento indirizzato ai Presidenti della Camera e del Senato.

Invitiamo le SS.VV. a procedere con la stessa determinazione a convocare le predette
organizzazioni sindacali per invitare i due rami del Parlamento a intraprendere immediatamente un percorso legislativo che permetta ai 15.000 docenti di religione precari di essere immessi in ruolo attraverso una procedura straordinaria di assunzione, che superi in modo definitivo e strutturale il problema del precariato dei docenti di religione.

Papa Francesco in diversi momenti e con insistenza ha definito la precarietà immorale, una ferita aperta e anche nei confronti dei lavoratori vaticani ha dichiarato: “Non voglio lavoro nero o precario. È un problema di coscienza per me, non possiamo predicare la dottrina sociale della Chiesa. Ho chiesto ai responsabili del consiglio per l’economia di sanare al più presto le situazioni di precariato ancora presenti: va bene una prova di uno o di due anni, ma non di più”.

Lei stesso, Eminenza Card. Bassetti, è intervenuto contro il precariato: “Occorre uscire da
questa palude ingiusta e iniqua”.

Tollerare la condizione di precariato di oltre 15.000 docenti di religione non è più possibile: è una condizione ingiusta, una ferita che impedisce ai docenti di progettare per sé e per la propria famiglia un futuro sereno, non permette di accedere a un mutuo per l’acquisto di una casa, fa vivere nell’ansia di perdere il posto di lavoro a causa di malattie invalidanti, insomma – come afferma Papa Francesco – la precarietà “uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia”.

Pertanto, chiediamo a S. Eminenza e alle SS. VV. reverendissime di convocare urgentemente le organizzazioni sindacali rappresentative della scuola, Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Rua, Snals e Federazione Gilda-Unams/Snadir, per avviare esaminare e approfondire ipotesi risolutive per tutti i precari che insegnano religione e offrirle al Governo al fine di procedere con rapidità alla definizione di una procedura di assunzione, in linea con le disposizioni già adottate per i docenti precari di altre discipline, rispettosa delle legittime aspettative dei 15.000 precari che insegnano religione.

Questo gesto sarebbe un atto di riconoscenza verso questi insegnanti che, svolgendo con
professionalità il loro insegnamento, offrono agli studenti l’opportunità di confrontarsi con la forma storica della religione cattolica e con il ruolo fondamentale e costruttivo che questa esercita per la convivenza civile, permettendo di cogliere importanti aspetti dell’identità culturale di appartenenza e aiutando le relazioni e i rapporti tra persone di culture e religioni differenti.