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Didattica a distanza: un tappabuchi, sperando di ritornare alla normalità

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“Credo che la didattica a distanza sia un tappabuchi nelle more di un ritorno alla sperata normalità”: inizia così la mail che la prof Annamaria Zizza, 28 anni di insegnamento, ci spedisce, su nostra sollecitazione, per capire come questo nuovo strumento di insegnamento, basato sulle videlezioni e dunque sul confronto a distanza con gli alunni, nell’ambito della nostra rubrica “La Tecnica per la scuola”, sta  funzionando nel suo Istituto, il liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, dove insegna lingua e letteratura italiana in 4 classi, di cui due terminali (e una Esa.Bac).

La prof Annamaria Zizza

Il coordinamento con gli altri colleghi

“Mi coordino con alcuni colleghi e con loro scambio impressioni e analisi. La mia valutazione dopo il 4 marzo è passata attraverso monitoraggi, assegnazione di elaborati corretti e poi rimandati nella casella di posta degli alunni con un breve giudizio di accompagnamento, interventi liberi o su sollecitazione, partecipazione al dialogo educativo e costanza nella presenza in videolezione”.

Dunque anche nel liceo di Acireale, uno fra i più prestigiosi e antichi Istituti del catanese, non manca il confronto fra i docenti, lo scambio di opinioni e di confronto per meglio dirigere l’intervento educativo, coi contenuti, nei confronti degli alunni. Lo stesso dicasi per quanto riguarda “i criteri disciplinari ma anche trasversali di valutazione”.

Riformulato la programmazione e tagliato contenuti

“Dopo circa 28 anni di servizio nella scuola”, scrive la prof Zizza, “come penso sia accaduto in tutte le scuole di Italia, anche nella mia abbiamo riformulato e ricalibrato la programmazione disciplinare, snellendo il programma e i testi antologizzati, ma sempre con coerenza. Quanto a me, ho mantenuto il canone letterario, trattando gli autori di sempre (anche perché a marzo ero a buon punto col programma), ma eliminando le opere minori e tagliando alcuni testi ininfluenti dal punto di vista della conoscenza letteraria”.

Purché non diventi didattica alternativa

Sul versante invece del giudizio che dà alla dad, la prof è molto esplicita: “Essa non deve diventare didattica alternativa. La didattica a distanza non consente il necessario contatto umano con gli alunni, senza il quale non esiste il concetto stesso di scuola, ed è strumento talora elitario di didattica, poiché non pochi alunni godono di scarsa connessione e di dispositivi non di ultima generazione, che non reggono le videolezioni scolastiche e il contemporaneo  smartworking attivato anche dai genitori lavoratori”.

In linea dunque con quanto tutti gli altri docenti finora ci hanno confermato, anche la nostra interlocutrice sottolinea il carico di lavoro che ogni giorno si deve affrontare, molto più pesante ma con risultati, come specificava prima, non paragonabili alla didattica in presenza e fra l’altro ridotti anche a livello di contenuti.

Carico di lavoro impressionante

Scrive infatti: “ Il carico lavorativo per un docente è impressionante: oltre alle videolezioni, attivate per chiarimenti concettuali e monitoraggio, realizzo audiolezioni, videoregistrazioni asincrone e ipertesti poi caricate sulla piattaforma Google classroom. La conseguenza è un lavoro che supera per ore e dispendio di energie le 18 ore previste dal CCNL. A ciò si è aggiunta la nefasta dichiarazione del Ministro che ha avvertito gli alunni che non ci sarebbero state bocciature (leggansi non promozioni), creando situazioni didatticamente difficili. Lo stesso Ministro si è poi distinto per confusione ideologica e per comunicazione pasticciata, creando ulteriore scompiglio nel già tormentato mondo della scuola”.

Gli alunni? Qualcuno ne approfitta per comportamenti non congrui

In ogni caso, continua la docente: “La dad ha fatto emergere il fatto che  non sempre i comportamenti messi in atto dagli alunni sono congrui alla situazione, ma la maggior parte continua ad impegnarsi come ha fatto durante l’anno nelle lezioni in presenza: l’impegno sempre profuso, la serietà nello studio e il rispetto delle consegne, ma anche il poco o nullo impegno nel recepimento contenutistico e nell’ adempimento delle consegne, che lo strumento della videolezione ha ulteriormente incentivato, consentendo comportamenti talora incongrui.”