Home Archivio storico 1998-2013 Attività parlamentare La Camera vota sì: stop ai lavori delle Camere

La Camera vota sì: stop ai lavori delle Camere

CONDIVIDI

La Camera dunque ha votato a favore di quello che molte testate giornalistiche chiamano lo “sciopero del Parlamento”, al di là se l’Italia, il popolo italiano, si possa o no indignare. E infatti le reazioni sono state tante anche quelle che propongono un contro-sciopero delle tasse per far sentire tutto la propria avversione, mentre dalle parti della Fiom si dice: “se lo facevamo noi era sciopero non autorizzato con rischio di licenziamento, ma a questi è tutto permesso”.
A piazza Montecitorio a fare protesta, dicono le agenzie, una quarantina di deputati del Movimento 5 stelle che ha organizzato un sit-in per manifestare contro la sospensione dei lavori del Parlamenti dopo la richiesta del Pdl.
Il motivo di questa sospensione è noto: Pdl è praticamente in rivolta dopo la decisione della Cassazione di fissare ad una data molto ravvicinata, il 30 luglio prossimo, la prima udienza del processo Mediaset.
“Se dovesse arrivare un ‘no’ sulla richiesta di moratoria dei lavori parlamentari capiremo che non c’è un governo di coalizione”, ha detto Daniela Santanchè.
“La capigruppo del Senato ha deciso di accogliere la richiesta di sospensione dei lavori parlamentari avanzata dal Pdl, solo per oggi. Sel, comunque, resta contraria”, ha detto la capogruppo di Sel a Palazzo Madama, Loredana De Petris
I senatori del M5S si levano giacca e cravatta in Aula per protestare contro la decisione della conferenza dei capigruppo di sospendere i lavori al Senato per l’intera giornata ,su richiesta del Pdl per la vicenda Berlusconi. Crimi ha poi invitato i senatori a uscire dall’Aula per rivestirsi
”Sono convinto che chiudere il Parlamento in queste condizioni sia un vulnus alla democrazia: se così sarà chiederemo immediatamente un incontro a Napolitano”. Così Roberto Maroni ha motivato il no della Lega alla richiesta del Pdl.
Il Pdl intende chiedere ai capigruppo della Camera, tramite il presidente dei deputati Renato Brunetta, il rinvio di ogni attività parlamentare “per tre giorni”, in Aula e nelle commissioni.
Il presidente Cassazione nel frangente che si è generato respinge gli attacchi alla Suprema Corte: “Ci siamo abituati a un linguaggio poco consono a una democrazia”, dice Giorgio Santacroce, con riferimento agli attacchi alla Suprema corte per il processo Mediaset, e in particolare a un quotidiano che ha titolato “Banditi di Stato”. “Tutti sono liberi di esprimere opinioni, ma nella correttezza”
“Un paese ostaggio dei guai giudiziari di Silvio Berlusconi. Avevano minacciato l’Aventino, adesso i parlamentari del Popolo della Libertà hanno chiesto una “moratoria” per bloccare per tre giorni l’attività parlamentare. Il motivo? Al Pdl serve tempo per “riflettere”, dopo la decisione della Cassazione di anticipare al 30 luglio l’ultimo grado di giudizio sul processo per i diritti tv Mediaset, per il rischio prescrizione di una parte dello stesso a settembre. Altro che urgenze economiche, disoccupazione a livelli record (12%), le previsioni di aggravamento delle stime sul Pil passate da -1,4 a -1,9%. Il governo delle larghe intese, nonostante le rassicurazioni di Enrico Letta, rischia di tornare a casa prima del previsto. Soltanto per i problemi del Cavaliere con la giustizia”: scrivono altre agenzie.
Quello che tuttavia appare, guardando ciò che succede in Parlamento, ha tutte le sembianze di un esecuti del “rinvio”, e ancora una volta tutto è posticipato e non solo in materia fiscale, considerata anche la questione F35, che siccome è spinosa, come tutte le altre annunciate, compresa la riforma elettorale, è meglio per adesso a bloccare tutto. Tutto mentre in Aula si stava esaminando il ddl per le riforme costituzionali.
“Se la moratoria non verrà concessa, vorrà dire che la larghe intese non esistono più”, dicono nel Pdl, con tanti saluti al governo Letta. A farne le spese è il Paese, costretto a seguire le vicende del Cavaliere.
Ma il Pdl sembra preoccuparsi poco delle emergenze italiane, con l’immagine del Paese di nuovo a rischio, per quanto riguarda la credibilità internazionale.
“Proprio nel giorno in cui ci rechiamo al Quirinale per sollecitare un intervento del Presidente di Repubblica che riconsegni al Parlamento la sua centralità prevista dalla Costituzione, i partiti del ‘modello unico’ hanno bloccato i lavori d’Aula su richiesta di Schifani e Brunetta, per le note vicende giudiziarie di un noto senatore latitante da queste Aule (ad oggi 99,72% di assenze a Palazzo Madama)”, ha spiegato in una nota il capogruppo del M5S al Senato Nicola Morra.
Con tanto di accusa finale: “Siamo sconcertati, il Parlamento è al servizio dei cittadini o di un singolo senatore assenteista e sotto processo?”. Anche Roberta Lombardi ha rincarato la dose: “I capigruppo del Pdl sono in riunione fiume a causa della fissazione udienza in Cassazione anticipata al 30 luglio per il processo Mediaset di B”, spiega su Facebook, sottolineando come i lavori siano stati bloccati soltanto per i problemi giudiziari di Berlusconi.
Ma a rendere più chiara la faccenda ci pensa Santanché che ha fatto capire come il Pdl sia pronto ad abbandonare l’esecutivo, preparandosi a tornare alle urne il prima possibile: “La decisione della Cassazione di fissare al 30 luglio l’udienza del processo Mediaset a Berlusconi è un gesto che va “certamente contro Berlusconi ma è ugualmente contro la pacificazione, contro questo governo”.
“Che il presidente del Consiglio ieri non abbia trovato un secondo, un minuto, una parola per stigmatizzare quello che era successo, io lo trovo un fatto grave”.
“Se dovesse arrivare un ‘no’ sulla richiesta di moratoria dei lavori parlamentari capiremo che non c’e’ un governo di coalizione”. Così parlo la Santanchè: ipse dixit