Gli stipendi dei lavoratori italiani risultano sempre più irrisori: i redditi reali hanno perso la bellezza del 15% del potere d’acquisto in due anni. Anche nella scuola le cose non vanno bene, se si pensa che nello stesso periodo l’aumento è stato di poco superiore al 4 per cento e l’indennità di vacanza contrattuale, in attesa del nuovo Ccnl, è di appena l’1,5 per cento. Ma l’aspetto forse più preoccupante è che le politiche monetarie e fiscali sono state orientate in senso restrittivo per la lotta all’inflazione. A lanciare l’allarme sui compensi sempre più indietro rispetto al costo della vita è stato il presidente della Società Italiana di Economia Mario Pianta, professore alla Scuola Normale Superiore: quella che si sta adottando a livello nazionale e internazionale è “una risposta profondamente sbagliata che apre una prospettiva di recessione“, ha detto l’economista in apertura del convegno ‘Inflazione e salari: quali politiche?’, svolto il 3 luglio all’Università di Roma 3, alla presenza, tra gli altri, dell’ex premier Giuseppe Conte (M5S), Elly Schlein (Pd), Maurizio Landini (Cgil) e Pierpaolo Bombardieri (Uil).
Anziché penalizzare i lavoratori con stipendi quasi fermi o politiche che non salvaguardano in modo adeguato i posti di lavoro, il professor Pianta ha detto che è invece urgente introdurre il salario minimo pienamente indicizzato all’inflazione.
L’idea del salario minimo non sembra trovare riscontri, tuttavia, a livello di Governo. Anche la premier Giorgia Meloni si è detta contraria.
“La presidente Meloni – ha detto Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana – oggi con l’intervista sul salario minimo al Corriere della Sera è riuscita a essere più imbarazzante del solito. Se la presidente del Consiglio dice no al salario minimo che aiuta quasi 5 milioni di italiani, quali interessi sta difendendo?”.
“E poi continua pure a sostenere – ha proseguito Fratoianni – che al salario minimo legale non ci si arriva per legge. E come, allora? Ce lo spieghi lei. E soprattutto lo spieghi a milioni di italiani che vedono i loro stipendi andare indietro da 30 anni”. “Perché se non si alzano gli stipendi tramite legge c’è solo un’altra strada: la piazza. E direi che non siamo lontani da questo…”, ha concluso il segretario din Si
Possibilista, seppure con una variante, si è detto invece Antonio Tajani, ministro degli Esteri e coordinatore nazionale di Fi.
“Noi di Forza Italia – ha detto Tajani – ci rifacciamo al testo dell’Ue: il salario minimo per legge bisogna applicarlo quando non c’è una contrattazione collettiva con percentuali oltre l’8’%. Questo non è il caso dell’Italia, noi riteniamo che un salario minimo fissato per legge andrebbe a danneggiare soprattutto i lavoratori che guadagnano di meno, il cosiddetto lavoro povero. Riteniamo invece che la contrattazione collettiva sia l’elemento migliore per fare aumentare gli stipendi dei lavoratori”.
“Per legge si può decidere che il salario minimo collettivo viene utilizzato per tutti i lavoratori che non hanno un contratto collettivo”, ha concluso il forzista.
Nella scuola, in questi giorni a non avere più il loro salario sono oltre 200mila precari: la maggior parte sono docenti di sostegno, tutti hanno sottoscritto un contratto con scadenza 30 giugno 2023. Possono accedere all’indennità di disoccupazione Naspi, che spetta ai lavoratori subordinati, rivolta a chi perde involontariamente il lavoro: Il termine per richiedere il suo pagamento è il 7 luglio.
“Accedere alla Naspi è importante – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e va fatto subito per evitare di perdere l’indennità. Il nostro sindacato ricorda anche che tutti i neo disoccupati hanno pieno diritto a chiedere l’indennità sostitutiva per le ferie mai usufruite, come pure il recupero della Carta docente: entrambe sono richiedibili grazie ai ricorsi vinti dai legali Anief. I precari che hanno sottoscritto e concluso un contratto cosiddetto breve, infine possono chiedere il risarcimento per la Retribuzione professionale docente”.