Home Politica scolastica Age: “Caro genitore Renzi, non vorremmo essere costretti a scioperare”

Age: “Caro genitore Renzi, non vorremmo essere costretti a scioperare”

CONDIVIDI

“Rivolgiamo un appello direttamente al genitore Premier Renzi perché favorisca nella Buona Scuola una dignitosa presenza genitoriale, non residuale e non subalterna agli interessi corporativi. Per questo chiediamo: la presenza paritetica dei genitori nel Comitato di valutazione, i permessi lavorativi non retribuiti ai genitori negli organi collegiali, il consenso informato in ordine alle attività della scuola per un effettivo patto di corresponsabilità educativa”.

Non usa mezzi termini Fabrizio Azzolini, presidente nazionale dell’Age (associazione nazionale genitori) nel rivendicare direttamente al genitore – Premier Matteo Renzi la partecipazione attiva delle famiglie alla vita della scuola. Dopo le molte mobilitazioni e proteste del personale della scuola contrarie non vorrebbe che “i genitori fossero costretti a scioperare per ottenere quanto La Buona Scuola promette”: “la partecipazione alle decisioni degli organi collegiali che siano orientati alla massima flessibilità, diversificazione, efficienza ed efficacia del servizio scolastico; La collaborazione e la progettazione, l’interazione con le famiglie e il territorio perseguiti mediante le forme di flessibilità dell’autonomia didattica e organizzativa attraverso:  il potenziamento del tempo scolastico anche oltre i quadri orari, la programmazione plurisettimanale e flessibile dell’orario”.

“La scuola è, anzitutto, degli studenti e per gli studenti, quindi, delle famiglie a cui la Costituzione italiana all’art.30 riconosce il primato educativo sui figli, il diritto e dovere di istruirli – spiega Azzolini -. Per questo motivo l’Age chiede che il Comitato di valutazione sia composto come previsto nel testo del ddl approvato dalla Camera, contro i tentativi di aumentare il numero dei docenti, presenti nel Comitato (da 2 a 4 docenti) . Con forza diciamo no alla marginalità dei genitori nella verifica della qualità del servizio scolastico; no al pregiudizio ideologico che vuole i genitori incompetenti a valutare la qualità del servizio professionale che ricevono. La sfida che lanciamo è di mettere alla prova anche nella scuola “le competenze di cittadinanza” che i venti milioni di genitori esprimono in ogni altro ambito sociale ed istituzionale. La scuola, come gli stessi sindacati ripetono, è un organismo collegiale: appunto, è una comunità educante dove il personale (dirigenti, docenti e Ata) si confrontino alla pari con i destinatari del servizio : studenti e genitori. La scuola non è un ammortizzatore sociale, non è un bacino elettorale per gli interessi di partito, non è un terreno di scontro politico o ideologico. I genitori sono pronti ad assumersi la loro parte nella responsabilità educativa dei figli a scuola.

“Si ribadisce anche – aggiunge Azzolini – la richiesta che sia necessario il consenso informato, non superficiale e generico, dei genitori alla partecipazione dei figli alle attività scolastiche, perché si sentano ‘corresponsabili’  nella formazione dei figli – allievi. In favore della libertà di scelta educativa dei genitori a scuola si sono già espressi favorevolmente 180milia cittadini italiani sottoscrivendo, nei mesi scorsi, una petizione a lei rivolta che, con piacere, le consegneremo appena avrà modo di riceverci. Il consenso informato, inoltre, è la richiesta forte ripetuta, sabato 20 giugno, da un milione di persone in piazza San Giovanni a Roma, durante la manifestazione “Difendiamo i nostri figli”.

“Al genitore Premier Renzi ricordiamo, inoltre – prosegue il presidente dell’Age -, la nostra proposta di riconoscere permessi lavorativi non retribuiti ai genitori presenti nei consigli di classe e di istituto, nei Forum provinciali e  nazionale delle associazioni genitori della scuola, per agevolarne davvero la partecipazione alle riunioni degli organi collegiali”.

“La scuola del futuro potrà essere ‘buona per i genitori’ – conclude – se si terrà fedele alla  promessa che ‘il punto di arrivo deve essere un sistema che permetta ad ogni scuola di progettare ciò che insegna con una forte attenzione ai bisogni delle famiglie e del territorio’”.