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Diritto-dovere all’istruzione: è pronto il decreto

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Dopo l’avvio al rallentatore (ci è voluto quasi un anno per arrivare alla approvazione del decreto sul I ciclo di istruzione) l’attuazione della legge n. 53 sulla riforma della scuola sembra subire una accelerazione improvvisa.
Pochi giorni fa il Consiglio dei Ministri aveva approvato la bozza di decreto che istituisce il nuovo Servizio nazionale di valutazione, mentre il Senatore Asciutti, rispondendo ad una interrogazione in Parlamento, ha preannunciato che è a buon punto la redazione del provvedimento relativo al reclutamento dei docenti, previsto dall’articolo 5 della legge n. 53.
E intanto si parla del decreto sul diritto-dovere all’istruzione che potrebbe essere portato in Consiglio dei Ministri nel giro di pochissime settimane.

Sembra che il decreto si apra con un richiamo al principio del "lifelong learning", l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita per passare poi a ribadire il principio del diritto all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o comunque fino al conseguimento di una qualifica professionale entro il diciottesimo anno di età.

Secondo la bozza di decreto i piani di studio personalizzati dovranno fare riferimento ad un nucleo fondamentale, omogeneo a livello nazionale, in grado valorizzare cultura, tradizioni e identità nazionale prevedendo al tempo stesso una quota riservata alle Regioni.
Secondo alcune indiscrezioni sembra che nel decreto si parli espressamente di fruizione dell’offerta di istruzione e di formazione come di un vero e proprio "diritto soggettivo". Non mancherà peraltro un richiamo al concetto di obbligo scolastico e alle sanzioni previste per chi lo evade.
A vigilare sull’assolvimento dell’obbligo scolastico saranno sempre i dirigenti scolastici e i sindaci che però potranno avvalersi anche di una vera e propria "anagrafe nazionale degli studenti" da istituirsi presso il Ministero dell’Istruzione.
L’anagrafe conterrà i dati e informazioni sul percorso scolastico di ciascun alunno fin dal primo anno della scuola primaria.
Una parte significativa del decreto dovrebbe riguardare i passaggi fra i sistemi formativi del secondo ciclo di istruzione che saranno possibili grazie al fatto che dovranno essere definiti con apposito regolamento i livelli essenziali di prestazione dei diversi segmenti del sistema di secondo grado.
Il decreto si presenta semplice solo in apparenza: in realtà le parole dovranno essere pesate una per una in quanto nel provvedimento si intrecciano continuamente competenze e responsabilità dello Stato, delle Regioni, degli Enti Locali e delle stesse istituzioni scolastiche e, in questi casi, è facile ricorrere a formulazioni che possono entrare in contrasto con il nuovo dettato costituzionale.