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A Barbiana in diecimila contro la riforma Moratti

Il noto pedagogista fin dagli anni Cinquanta si era  impegnato per realizzare una scuola in grado di accogliere tutti e di rispondere alle domande di tutti gli alunni, soprattutto, di quelli in difficoltà e provenienti da famiglie dalle difficili situazioni socio-economiche.
È stato un modo per ricordare l’anniversario della morte del priore avvenuta nel 1967, all’età di appena 44 anni, ma pure per protestare, nel suo nome, contro la riforma della scuola voluta dalla Moratti.
Si sono trovati raccolti quanti condividono il messaggio di don Lorenzo Milani. Centinaia di pullman, auto e moto hanno riempito la piazza di Vicchio e in colonna.  A piedi il corteo ha raggiunto la chiesetta/scuola di Barbiana rifacendo quel percorso che il priore aveva fatto quando, da San Donato di Calenzano, era stato relegato su quelle montagne dall’arcivescovo di Firenze per punizione, per aver sostenuto idee allora troppo progressiste.
Con la manifestazione, cui hanno partecipato tanti alunni di don Milani, sindaci del comprensorio, dirigenti scolastici, studenti, parlamentari, l’ex ministro della P.I. Luigi Berlinguer, si è voluto dare forza ad un movimento pluralistico e democratico in difesa della scuola pubblica e dell’intero sistema formativo.
Si è voluto sottolineare come con la nuova organizzazione scolastica proposta dal Ministro Moratti venga ripristinato il tradizionale  modello di scuola classista e disattenta ai bisogni di tutti gli alunni, soprattutto dei più deboli, proprio perché propone l’eliminazione del tempo pieno, di tante materie formative che divengono facoltative, l’anticipo nella scuola dell’infanzia e in quella elementare, l’eliminazione del tetto di venti alunni nelle classi in cui siano accolti alunni portatori di handicap ecc.
A Barbiana, domenica 19 maggio, è stata perciò chiesta una scuola in grado di realizzare tutte le opportunità educative di tutti gli alunni, l’espansione del sistema scolastico con considerevoli e visibili investimenti in esso di risorse, lo sviluppo pieno dell’autonomia scolastica da intendere come strumento per garantire la libera espressione di tutte le potenzialità delle istituzioni scolastiche, una scuola comunità della più vasta comunità sociale, una scuola che sia in grado di investire in formazione ecc.
Diecimila persone, in definitiva, hanno manifestato per fare sentire la loro voce ed evitare che venga perpetrato l’ulteriore degrado della scuola italiana voluto da una maggioranza governativa impegnata solo a contenere le spese dell’istruzione nello stesso momento in cui afferma di voler dare qualità alla scuola italiana. Come dire che pretende le nozze con i… fichi secchi.

Giuseppe Guzzo

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