La proposta di abbassare l’impunibilità dei ragazzi dai 14 ai 12 anni sarebbe una cosa ipotizzabile da fare contro gli episodi di violenza da parte degli adolescenti sia nei riguardi dei docenti che tra pari.
Si tratta di una misura efficace per contrastare il bullismo nelle scuole e soprattutto per far capire ai genitori che non sanno adeguatamente educare i propri figli che se questi ultimi commettono cose gravi all’interno della comunità scolastica devono essere puniti e sanzionati anche con pene detentive.
Purtroppo i ragazzi quando commettono azioni lesive contro la persona e la dignità umana da causare fatti criminosi, a volte, non si rendono conto di quello che fanno e inconsapevolmente vogliono essere giustificati. Certi episodi di una certa gravità non possono essere tollerati se avvengono all’interno di una comunità educante qual è la scuola che è il luogo deputato ad insegnare l’educazione.
Spesso i genitori o chi detiene la patria potestà sui minori tende a definire certi atteggiamenti violenti facendoli passare come “ragazzate”, ma così non è. Se non si interviene tempestivamente in modo forte e risoluto la “ragazzata” assume le connotazioni di una vera e propria violenza contro la persona. Anche se la personalità dell’adolescente è ancora in costruzione è necessario intervenire in maniera decisa per evitare situazioni di deriva sociale o meglio di adolescente quale persona pericolosa per la comunità onde salvaguardare l’incolumità degli altri alunni.
Oggi la legge non sanziona i minori al di sotto dei 14 anni e questa impunibilità sta diventando una piaga sempre più marcata perché il dodicenne è consapevole di farla franca perché la legge non lo può punire.
Per i minori al di sotto dei 14 anni intervengono i Servizi sociali dei comuni di residenza con gli assistenti sociali che possono, in casi estremi, arrivare a situazioni di allontanamento del minore dal contesto familiare inadeguato.
Come si vede alla base di qualsiasi comportamento dei minori c’è sempre la responsabilità della famiglia e della “culpa in educando” che viene meno.
Mario Bocola
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