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Voto di condotta e disciplina di comportamento

E’ una continua tentazione a cui è difficile sottrarsi. La tentazione di cambiare, nel mondo della scuola, i criteri relativi alla disciplina sul comportamento.

Cambiare, spesso è doveroso e giusto. Ma ogni cosa ha il suo il tempo e non sempre i cambiamenti avvengono nei tempi opportuni, a volte non sono neppure necessari. Forse anche per questo ha suscitato non poche critiche la decisione, da parte delle ‘Autorità’ di mettere mano, ancora una volta, alle norme sul voto di condotta e, in generale, sul comportamento scolastico (proposta non ancora trasformata in legge).

Critiche, a mio avviso, un po’ eccessive e immeritate (non me ne vorranno i pedagoghi, avversi nemici dei ‘numeri’), anche perché, in realtà, questa volta più che di innovazioni, si è trattato di adottare i criteri sulla valutazione del comportamento in vigore nelle secondarie di secondo grado anche per le secondarie di primo grado e, sinceramente, non ci sembra un’azione né impropria né, tanto meno, così ‘brutale’ e, addirittura, anti-educativa (si arriva proprio all’esagerazione!) come alcuni ‘studiosi’ hanno a piena voce affermato. Vediamo i punti essenziali:

Voto di condotta numerico, con l’insufficienza in condotta si ripete l’anno, con la sola sufficienza in condotta si è rimandati sui temi della ‘Cittadinanza attiva e solidale’ (questa ‘mossa’ non appare molto lineare e logica – una sufficienza che rimanda, strana contraddizione), con l’insufficienza in condotta non si è scrutinabili, per le sospensioni brevi sono previste lezioni ad ‘hoc’ per il reintegro, per le sospensione lunghe si prevede una spezie di servizio sociale e infine (ciò riguarda l’esame di Stato) il voto di condotta avrà più valore per i crediti della maturità. Insomma poche novità, più che altro un’estensione di norme già esistenti .

Merita di essere ricordata, ancora, la legge che inasprisce le pene contro chi aggredisce i professori (e in questi tempi speso violenti, la decisione presa non è del tutto fuori luogo, anzi, si direbbe proprio opportuna ).

Tutto questo è troppo o troppo poco, è sbagliato o necessario, è opportuno o inopportuno, è efficace o inefficace?

Se ne potrebbe discutere lungo.

Qui desideriamo chiarire un aspetto sulle norme di comportamento a scuola (e nella comunità): il ‘giro di vite’ (un mezzo giro) messo in atto (o che sta per essere messo in atto) dalle Autorità, al di là del fatto che sia giusto e no, non proibisce né cancella altri modi di intervenire e agire a scuola per educare i ragazzi (soprattutto quando non lo fanno le famiglie) e insegnare loro a vivere civilmente e ad interagire in modo costruttivo e positivo nella vita di classe e, più in generale (un domani), nella società.

Accanto a questi ultimi (possibili) provvedimenti (forse un po’ più rigidi del passato, ma certo non troppo severi), da utilizzare come ultima risorsa, rimane un’ampia gamma di azioni educative da attuare durante l’anno scolastico. Le buone relazioni di classe, le valide ‘pratiche’ di civiltà, i comportamenti educati si possono costruire giorno dopo giorno nel vivere ‘insieme’ nella scuola.

Durante l’anno scolastico la costante azione ‘civilizzatrice’ dei professori, l’intervento sinergico, attivo e responsabile delle famiglie, la presenza di psicologi, insegnanti di sostegno e pedagoghi e il continuo dialogo e confronto con i ragazzi (un filo d’oro che non deve essere mai spezzato) unito a delle valutazioni intermedie di tipo descrittivo (condivise e spiegate a discenti e genitori prima del giudizio numerico finale) può riuscire a dare un aiuto fondamentale e fruttuoso agli allievi, nel loro difficile cammino di crescita e maturazione verso l’età adulta. Il cammino scolastico-educativo potrebbe essere allora un percorso tranquillo, proficuo e sereno, senza ricorre a decisioni sanzionatorie.

Però, siamo realisti, non sempre avviene questo, nonostante tutti i sacrifici e l’abnegazione dei docenti. Allora, avere a disposizione strumenti leggermente più rigorosi, senza mai rinunciare parallelamente al dialogo e al ragionamento, da attivare soltanto in casi estremi, quando un’ aperta, tollerante e leale attività educativa si è dimostrata inefficace e ogni altro ‘esperimento’ comprensivo inerte, rappresenta un’opportunità educativa e non negativa (non c’è nulla di retrivo). Del resto in molte situazioni una ‘non ammissione’ è molto più educativa di una promozione ‘regalata’(senza aver dimostrato alcun miglioramento scolastico e disciplinare) e per nulla meritata o di una fiducia alla ‘cieca’ davanti a nessun segno di ravvedimento da parte del discente.

Nella vita le ‘cadute’ sono necessarie. Bisogna avere la forza di alzarsi, anche con l’ausilio di compagni e guide. Quando ci si è rialzati rimane, per breve tempo, qualche graffio (cosa da poco), ma si torna a camminare con maggior convinzione di prima, spesso anche più veloci di altri.

Andrea Ceriani

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