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Accordo tra Valditara e Giorgetti per l’equiparazione degli stipendi dei prof italiani ai colleghi europei. Meloni garante dell’intesa

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Serrato incontro tra il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, svoltosi lo scorso venerdì nella stanza della premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, che per l’occasione è venuta accompagnata dalla sua parrucchiera: una ex insegnante di lettere che a suo tempo ha preferito abbandonare la cattedra per fare la coiffeur.

Sembra che la docente sia particolarmente apprezzata dalla prima ministra perché sa coniugare in tutte le sue forme messa in piega e massaggio facciale, lisciatura dei capelli e colore biondo, mentre le fa ripetizioni di fonetica, per attutire il suo accento romanesco. 

La notizia dell’incontro, nonostante la dovuta riservatezza, ci è stata comunicata proprio dalla ex docente che oltre a dirci del suo contenuto, assolutamente inatteso, ci ha pure comunicato che, visti i risultati, starebbe pensando di ritornare al suo vecchio lavoro.

Infatti, secondo il suo racconto, i tre hanno raggiunto un accordo storico, di quelli che faranno epoca, oltre a stravolgere la storia più recente dell’istruzione italiana. 

E a tale fine, la cosa più sorprendente riguarda il fatto che paladino di questa vittoria è stato Valditara che ha lottato con tutte le sue capacità argomentative per fare valere le sue ragioni, adottando i principi più reconditi di diritto romano nei confronti dei quali Giorgetti si è dovuto arrendere, riconoscendo che il “Papeete Beach Club” del suo segretario Matteo Salvini è ben povera cosa rispetto alla cultura del ministro. 

Anche Meloni è rimasta a bocca aperta, di fronte a tanta scienza e cultura latina.

In ogni caso, la proposta di Valditara alla fine, grazie pure alla mediazione di Meloni, che si è fatta garante delle ragioni del ministro, si è risolta favorevolmente, per la gioia di tutti i docenti  italiani.

In pratica, Giuseppe Valditara ha ottenuto, senza se e senza ma, l’equiparazione dello stipendio degli insegnanti italiani a quello dei colleghi europei: una vittoria senza tentennamenti o dubbi. Chiara e limpida. E soprattutto senza precedenti, considerato che se ne parla da decenni e su cui i sindacati hanno puntato molto, organizzando scioperi e manifestazioni. 

“Qui”, avrebbe detto Valditara al ministro dell’Economia, “o si fa lo stipendio europeo o si va tutti a casa”. 

Minaccia ambigua del resto, perché entrambi, lui e Giorgetti, sono dello stesso partito politico, per cui si presume che l’avvertimento sia stato diretto di più verso la premier. In ogni caso, alla fine del contrastato incontro, durante il quale sarebbero pure volate parole grosse tra i due leghisti, l’accordo è stato raggiunto. 

In questo momento non siamo in grado di allegare all’articolo le relative tabelle stipendiali con gli aumenti stabiliti dal summit, anche perché l’accordo deve passare per i dettagli sul tavolo dei dirigenti del Mim e del Mef, ma nelle linee generali possiamo dire che si tratterebbe, e qui il condizionale è d’uopo, di circa 400 euro lordi in più in busta paga per i prof della prima fascia stipendiale, 750 per la seconda, di 1.000 circa per la terza. 

In pratica, secondo quanto ci viene riferito, Valditara avrebbe voluto che si raggiungesse l’assegno annuale percepito da un insegnante del Lussemburgo, che ha un reddito medio di 110mila euro l’anno. Ma Giorgetti su questo versante è stato irremovibile, precisando di non potere andare oltre agli emolumenti di un docente tedesco. Infatti se un docente di scuola primaria italiano guadagna oggi in media 36.800 euro, col nuovo patto raggiunto dovrebbe arrivare a 74.937 euro annui, quanto appunto un docente tedescoLo stesso rapporto vale per gli stipendi annui degli insegnanti di scuola secondaria di primo grado: dai 39.463 euro l’anno a 82.569 euro. Come si vede una notevole differenza, che fa giustizia di anni di promesse a vuoto.

Un aumento dunque ragguardevole la cui copertura finanziaria (e qui si annida un altro problema) si troverebbe tagliando i costi per la buvette nei due rami del Parlamento, le spese delle schede telefoniche dei parlamentari, dimezzando la diaria giornaliera per la permanenza a Roma con la revisione generale del rimborso delle spese per l’esercizio del mandato e per le spese di trasporto e viaggio.  

Gli aumenti stipendiali sopra descritti saranno inseriti nel decreto del primo Consiglio dei ministri possibile, per poi passare al più presto all’approvazione parlamentare dove sicuramente non troverà ostacoli, proprio perché sulla materia aumenti agli insegnanti tutte le forze politiche sono state sempre d’accordo.