Home I lettori ci scrivono Alberghiero di Giarre (CT), Progetto: “Le donne. Un filo che unisce mondi...

Alberghiero di Giarre (CT), Progetto: “Le donne. Un filo che unisce mondi e culture diverse”

CONDIVIDI

L’Istituto Alberghiero “Giovanni Falcone” di Giarre ha aderito al progetto Le donne – Un filo che unisce mondi e culture diverse in sinergia con il Telefono Rosa di Roma e l’Università La Sapienza. Già dal titolo possiamo riprendere tre aspetti della cultura femminile: l’essere donna e la questione di genere che tanto è diventata urgente soprattutto per gli abusi e le violazioni dei diritti che si verificano ancora oggi nel mondo, partendo dalla cultura patriarcale del mondo occidentale consumistico e superficiale. Dall’altro lato, il mondo dei Paesi in via di sviluppo, in cui il gender pay gap è ancora molto pressante e si lega alla cultura della supremazia decisionale degli uomini, anche all’interno delle famiglie, che frena il destino delle donne – già spose forzate, spose bambine, donne votate all’analfabetismo per ragioni ideologiche.

Siamo alle soglie di una sperequazione intensa in tutte le aree del mondo: crisi di valori e crisi di idee democratiche che costantemente violano i diritti individuali, soprattutto delle donne e dei bambini, e basti citare anche solo quella del diritto allo studio per tutti i gradi di istruzione.

Il progetto, a cui la Dirigente Professoressa Monica Insanguine ha aderito con entusiasmo e che vede l’Istituto Alberghiero di Giarre sempre in prima linea sulla formazione, coinvolge un gruppo di studenti del triennio: giorno 24 novembre si è aperto il percorso con un convegno internazionale presso la Sapienza di Roma. In collegamento dall’Aula Magna della sede di Riposto erano presenti la Dirigente, l’Assessora alle Pari opportunità del Comune di Riposto Dottoressa Elisa Torrisi e la Presidente della Fidapa sezione Giarre-Risposto Dottoressa Maria Privitera, insieme ad una rappresentanza di Socie e alla past Presidente Dottoressa Anna Maria Patanè.  

Sono stati ospiti numerose figure di rilievo: il Dottor Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie (del Ministero dell’Interno) che ogni giorno si confronta con la soluzione dei delitti di femminicidio; Giuliana Giardi, responsabile del Centro antiviolenza all’Università La Sapienza, che è la prima tra le università italiane ad avere un centro all’interno per aiutare le studentesse. Entrambi hanno portato sotto i riflettori questa questione per aiutarci ancora una volta a riflettere sui dolori mentali che affliggono gli assassini di femminicidio e le difficoltà delle vittime per uscire allo scoperto, per denunciare e salvarsi.

La situazione della questione femminile nel mondo è stata analizzata da Christine Schuler Deschryver, vicepresidente della Fondazione Panzi e co-fondatrice della “Città della Gioia” che è il centro per donne sopravvissute alla violenza a Bukavu nella Repubblica Democratica del Congo, un’area depressa dell’Africa in cui la guerra civile ha portato al potere dello “stupro” del nemico da parte di soldati predoni con una duplice valenza: sia per cercare nuove leve da reclutare nelle fila degli eserciti di soldati bambino che per piegare le donne politicamente attive e renderle schiave sessuali. 

Momento più letterario è stato l’incontro con il romanzo Come d’aria di Ada d’Adamo, vincitore del Premio Strega 2023, al quale hanno preso parte Loretta Santini, direttrice editoriale di Elliot Edizioni, ed il marito della scrittrice Alfredo Favi.

Ada è stata vittima del tumore al seno, una malattia che è specificamente femminile, perché implica il collegamento con uno dei tratti più riconoscibili dell’essere donna e della maternità. Ada scrittrice si rivolge alla figlia disabile Daria per narrare il proprio percorso di madre e il rapporto complesso con la propria malattia. La figlia Daria è affetta da una malattia altamente debilitante che le ha causato un ritardo cerebrale e gravi difficoltà comunicative e motorie: la situazione di Ada è stata doppiamente complessa perché, dopo aver lottato per la figlia, ha dovuto fare i conti con la perdita di coscienza della propria fisicità. Figlia e madre sono accumunate da un comune destino di lotta per la salvezza e di incoscienza di fronte alle dolorose istanze di una società occidentale che vuole gli esseri belli (anche se resi tali dalla chirurgia estetica), falsamente forti e superficialmente dominanti o influencers. Questi i temi trattati che hanno avuto un risvolto nel dibattito seguito alla conferenza, in cui gli studenti hanno messo in luce gli scompensi tra realtà ed essere, anche a livello psicologico e interiore, raccontando fatti successi ed esperienze personali. Alla fine dell’intensa giornata gli studenti aggiungono un tassello alle loro riflessioni sui temi delle legalità e di cittadinanza attiva.

Cinzia Emmi